giovedì 25 febbraio 2010

Il sito di informazione Cryptome chiuso da Microsoft a causa di un documento che ha a che fare con il controllo dei dati

di Xeni Jardin
24 febbraio 2010

jya L'archivio degli informatori John Young e Deborah Natsios di Cryptome è stato a lungo una spina nel fianco delle agenzie governative degli Stati Uniti. Ma se la memoria non mi inganna, nessuno di loro è mai riuscito a fare ciò che Microsoft ha fatto oggi: ha chiuso il sito.

Network Solutions ha spento le luci in risposta ad un reclamo DMCA, (Digital Millennium Copyright Act) dopo che Cryptome ha pubblicato un documento di 22 pagine della Microsoft che spiega come la compagnia conservi sui suoi servers i dati privati degli utenti  connessi alla rete. Il documento spiega inoltre come le agenzie governative possono accedere a tali dati personali.

Maggiori informazioni su Wired News , potete scaricare il discusso documento PDF qui . Altre notizie su ReadWriteWeb , con le osservazioni della EFF (Electronic Frontier Foundation)

[ Foto: John Young di Cryptome, scattata da Declan McCullagh, NYC, 2001.]

Traduzione di Dakota Jones
Fonte: BoingBoing

lunedì 22 febbraio 2010

Fuochi d'estate sul Medio Oriente

di Simone Santini-clarissa.it
Pubblicato il 19 Febbraio 2010

Iran_ahmadinejad "Israele si prepara a cominciare una guerra per la primavera o l'estate, ma la decisione non è ancora presa". Non sono i soliti rumors o le conclusioni di un analista ma le shoccanti dichiarazioni del nemico numero uno nella regione dello stato ebraico, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad.

Il leader iraniano non ha precisato contro chi Tel Aviv possa scatenare il conflitto. È certo, e gli stessi israeliani non ne fanno mistero, che le Forze armate con la stella di David e i vertici politici sono pronti ad un nuovo attacco, soprattutto, contro Hezbollah in Libano, una ferita rimasta aperta con la guerra nell'estate del 2008. Fu una sorta di sconfitta militare e politica per Israele, che tuttavia ottenne un vantaggio strategico col dislocamento sul confine di forze d'interposizione europee (in particolare italiane, spagnole, francesi) col rischio permanente che queste vengano trascinate in un conflitto aperto con le milizie sciite libanesi, nel caso scoppi ancora la guerra.

Altro scenario di crisi sono ovviamente i Territori occupati, in particolare Gaza. E non è da escludere che Israele pensi di accendere una minaccia in tutta le regione per arrivare, con una progressiva escalation, fino a Teheran. Ma, allo stesso tempo, anche un attacco preventivo contro i siti nucleari iraniani è ormai ammesso come opzione reale da tutti gli osservatori.

Ahmadinejad, nel perfetto stile della retorica politica ad uso interno, mostra di non temere l'eventualità. "I Paesi della regione sono pronti a risolvere la questione una volta per tutte (con Israele)" sostiene, e anche nel caso di nuove sanzioni da parte occidentale "se qualcuno cercherà di creare problemi all'Iran la nostra risposta non sarà come quelle del passato. Questa risposta comporterà qualcosa per cui si pentiranno", adombrando così la possibilità del blocco del Golfo persico attraverso cui transita gran parte del petrolio mediorentale.
Il presidente continua la politica dialettica del doppio binario, mostrarsi forte per poter trattare. Infatti "la questione dello scambio di combustibile nucleare non è chiusa, l'Iran è sempre pronto ad uno scambio in una cornice di equità", ovvero che avvenga secondo modalità che garantiscano pienamente Teheran, ma che gli Stati Uniti hanno già rifiutato seccamente.

Cecità politica quella di Ahmadinejad? Probabilmente il presidente non si rivolge più agli occidentali, con cui il dialogo sembra ormai definitivamente compromesso, ma a Russia e Cina, gli unici paesi ormai in grado di sventare una nuova guerra in Medio Oriente. E proprio da Mosca, infatti, giungono in questi giorni i segnali più interessanti, e inquietanti.

Per il capo di stato maggiore russo, Nikolai Makarov, un attacco all'Iran avrebbe "conseguenze terrificanti non solo per l'Iran ma anche per noi, così come per tutto l'insieme della comunità asiatico-pacifica". E tuttavia il generale non ha escluso che gli Stati Uniti, una volta ottenuti i risultati sperati in Iraq e Afghanistan, possano concentrarsi sull'Iran, paese con cui la Russia stringe "tradizionali rapporti d'alleanza" nei settori più disparati.

E l'ex capo di stato maggiore (ricopriva tale carica all'epoca dell'11 settembre), il generale Leonid Ivashov, attualmente analista politico-militare e presidente dell'Accademia di problemi geopolitici, si spinge addirittura oltre. "Un attacco contro l'Iran è all'ordine del giorno. Con ogni probabilità verrà sferrato da Stati Uniti e Israele. L'Iran si trova in uno stato di totale vulnerabilità verso un'aggressione e sta intraprendendo ogni tentativo, politico, economico, militare, al fine di poter sopravvivere e proteggere la propria sovranità. Molte cose dipenderanno dalla posizione di Russia e Cina" ha detto il generale all'agenzia Ria Novosti.

E da Mosca i segnali non sono rassicuranti. Se ormai appare probabile che Medvedev appoggerà la politica di nuove sanzioni contro l'Iran presso il Consiglio di Sicurezza, il Cremlino ha annunciato il blocco della fornitura a Teheran del sistema difensivo missilistico S-300 il cui contratto era già stato stipulato da tempo. Il congelamento, secondo le autorità russe, avviene "per motivi tecnici ed a tempo indeterminato, finché non verranno risolti". Una falla non trascurabile nel sistema difensivo aereo iraniano.

Per far luce sui reali termini della questione può essere utile riferirsi alle dichiarazioni del primo ministro di Israele, Bibi Netanyahu, che negli stessi giorni dell'annuncio si trovava in visita diplomatica ufficiale a Mosca. In una lunga intervista al quotidiano Kommersant ed all'agenzia Interfax, Netanyahu ha illustrato dapprima il nuovo clima internazionale sull'Iran: "Quando dicevo che la più grande minaccia che l'umanità deve affrontare è il tentativo dell'Iran di dotarsi di armi nucleari, ricevevo scetticismo e molte sopracciglia sollevate, anche da Washington e Mosca. Ora non è più così. Esiste ormai una valutazione comune che l'Iran è sempre più vicino al suo obiettivo e che questo debba essergli impedito. Vi è la consapevolezza di essere in ritardo. [...] Il tempo delle sanzioni è ora. E queste sanzioni dovranno essere paralizzanti. [...] Nella comunità internazionale non è più in discussione ormai se l'Iran è un problema, se accumuli materiale nucleare da usare per lo sviluppo militare. Tutto ciò non è più in discussione. Ciò che è in discussione è solo quale tipo di sanzioni verrà applicato".

E a precise domande degli intervistatori sul collegamento tra lo stop della fornitura missilistica russa all'Iran e la minaccia israeliana di possibile sostegno al riarmo della Georgia, Netanyahu ha risposto con estrema abilità diplomatica: "Come fornitori di armi abbiamo cura di tenere conto di tutte le considerazioni in questo genere di rapporti, operando per la stabilità in regioni instabili, e ci aspettiamo che la Russia faccia la stessa cosa. [...] Ho accolto con soddisfazione le dichiarazioni di Medvedev (sul blocco delle forniture all'Iran) perché so che l'attuale politica russa è volta a promuovere la stabilità. Questa è buona politica. Non voglio dire di più e non confermo che abbiamo avuto colloqui su questo argomento. Il resto sono speculazioni della stampa".

E negli stessi giorni il segretario di Stato americano Hillary Clinton si trovava in missione diplomatica in un altro centro focale della crisi con l'Iran, la Penisola arabica. A Doha, nel Qatar, in un discorso davanti gli studenti del campus Carnegie Mellon, la Clinton ha lanciato l'allarme contro la deriva militarista di Teheran: "La vediamo in questo modo: crediamo che il governo iraniano, dal presidente al parlamento, sia stato soppiantato e che l'Iran stia andando verso una dittatura militare. E' il nostro punto di vista [...] Non attaccheremo l'Iran, stiamo invece cercando di unire la comunità mondiale per fare pressione all'Iran attraverso sanzioni delle Nazioni Unite. Queste pressioni saranno specificatamente rivolte alle imprese controllate dalla Guardia Rivoluzionaria [...ma...] è molto difficile restare passivi di fronte a un Iran armato e che continua a portare avanti il suo programma di armi nucleari".

Evocare un colpo di stato militare a Teheran (quasi una sorta di auspicio) può essere una delle tattiche utilizzate per indicare come ormai fuori controllo il regime iraniano, guidato da fanatici pronti ad usare le armi atomiche, e dunque giustificare qualunque intervento. Questo ha provocato la tagliente risposta del ministro degli Esteri iraniano Mottaki, a cui pare oggettivamente arduo controbattere: "Gli americani stessi sono imprigionati in una sorta di dittatura militare che impedisce loro di comprendere le realtà della regione. Cos'è dittatura militare: uccidere un milione di iracheni, per la gran parte innocenti, o stabilire scambi col popolo iracheno, accogliendo decine di migliaia di immigrati e aiutando il governo a mettere in sicurezza il paese, garantendone la sovranità, come stiamo facendo noi? Cos'è maggiore indizio di dittatura militare: attaccare sanguinosamente i matrimoni in Afghanistan o dare rifugio a tre milioni di afgani?".

La successiva tappa del viaggio della Clinton è stata Riyad per incontrare il re Abdallah. Scopo della missione, oltre rassicurare una Arabia Saudita che si troverebbe in prima linea in caso di attacco all'Iran, è la questione delle sanzioni e delle forniture energetiche destinate alla Cina. I sauditi forniscono già il 20% del petrolio di cui Pechino necessita, essendo il primo fornitore, seguiti proprio dagli iraniani con una quota del 15%. Gli americani vorrebbero che i sauditi fossero pronti a supplire col loro petrolio all'eventuale stop delle esportazioni iraniane in caso di sanzioni o peggio ancora di conflitto. Questo potrebbe rassicurare la Cina e spingerla a sostenere l'azione americana al Consiglio di Sicurezza, e tuttavia esporrebbe il paese del dragone al rischio di veder considerevolmente aumentare la quota del suo fabbisogno energetico sotto il controllo, diretto o indiretto, degli Stati Uniti, ovvero il proprio potenziale (o effettivo) antagonista nel contesto globale.

L'atteggiamento della Cina rimane una incognita, in una posizione estremamente delicata che corre sul filo della questione delle sanzioni. Nella precedente intervista già citata, Netanyahu ha mostrato estrema lucidità sul punto. Pur ribadendo, infatti, che le sanzioni devono essere applicate subito e in maniera aggressiva, il politico israeliano non si aspetta affatto che queste possano risolvere definitivamente il problema. Al contrario pare potersi interpretare che dal suo punto di vista (quello di un falco del "partito del bombardamento") come le sanzioni siano un semplice passaggio tattico destinato a risultare sostanzialmente inefficace ed a cui porre successivamente rimedio con una ulteriore escalation. Se, infatti, le sanzioni dovessero fallire, in questo gioco di continui rilanci, cosa arriverà dopo?

Fonte: clarissa.it

Leggi anche: Attacco all'Iran: Una questione di omicidio di massa, non di bombe

Haiti e l’arma sismica

14 febbraio 2010
Testimonianze di un militare e due scientifici francesi
A proposito degli articoli "Haiti. Un terremoto artificiale provocato dagli USA?" e " Haiti e l’arma sismica".

Ricordiamoci di un terremoto che ha avuto luogo all’inizio del 1999 durante la fase delle trattative diplomatiche, prima dell’inizio dei bombardamenti della Jugoslavia.
Un terremoto di una potenza di più di 5 gradi, sulla scala Richter, il suo epicentro apparente era situato al nord della Bosnia, nella regione di Brcko, una zona, sensibile sul piano diplomatico, durante le transazioni che vi si tenevano all’epoca.
Ora, se non ricordo male, secondo i notiziari radio di allora, i sismografi francese, soprattutto in Alsazia, non hanno registrato la scossa [come d’abitudine] che avrebbe dovuto corrispondere a un terremoto naturale di questa grandezza in quel luogo.
Durante la Guerra del Golfo del 1990-91, ho avuto l’opportunità di sentir parlare del concetto di SEQ (simulated earthquake, terremoto simulato) da parte di un americano, ufficiale superiore del Genio, mentre stavamo parlando degli effetti delle bombe aerosol a de-ossigenazione (l’USAF ha lanciato tre di queste durante le operazioni nel sud dell’Iraq).
Durante questa conversazione, che è slittata dai "Big Blue Boys" (le bombe di prima) su altri tipi di armi futuristiche, secondo questo ufficiale, le ricerche continuavano su scala ridotta, negli Stati Uniti, nonostante la decisione negli anni ’70 di abbandonare le ricerche sulla manipolazione degli elementi naturali. Questa decisione era stata presa sotto la pressione dell’AG delle Nazioni Unite.

Comandante Pierre-Henri Bunel
Francia

 

La sequenza degli eventi è tale che la presunzione di un terremoto artificiale ad Haiti da parte degli Stati Uniti è alta.
A questo proposito, i media alternativi menzionano spesso HAARP. Posso sbagliarmi, ma in veste di fisico non vedo come questo sistema possa essere in grado di generare terremoti a grandi distanze. Come ho scritto sul mio sito, si tratta piuttosto di un’arma climatica.
Al contrario, la macchina Pamir, di origine russa, è una pista molto più seria. Il modo in cui VIVE TV parla di Haarp, nel vostro articolo precedente, non mi dice niente.Delle frasi ... senza senso.
Un articolo russo del 2007 descrive il funzionamento di Pamir [Documento scaricabile in fondo a questa pagina].
Questo documento suggerisce che questa macchina potrebbe causare mini-terremoti in modo da ... prevenire i terremoti. Ma è ovvio che lo stesso sistema può scatenarli.
Prendiamo ad esempio i sistemi per evitare le valanghe delle stazioni sciistiche. Le onde sonore sono sufficienti per provocarle. Infatti i responsabili per la sicurezza sulle piste fanno esplodere delle cariche in modo da creare "mini-valanghe" che hanno lo scopo di prevenire l’accumulo eccessivo di neve, cosa che potrebbe provocare a una valanga molto distruttiva.
Allo stesso modo, dei mal intenzionati potrebbero, dopo una preventiva localizzazione del luogo dell’accumulo di grandi masse di neve, provocare una valanga estremamente distruttiva.
Ho sentito parlare del sistema russo nei primi anni ottanta e ne ho subito capito il funzionamento. Perciò non bisogna raccontare checché. Posso provare a mettere insieme un testo da inserire nel suo articolo: Sappiamo, e gli scienziati sovietici [si veda il documento] lo hanno confermato nel 2007, che delle macchine per scatenare terremoti sono state attivamente studiate e sviluppate dagli anni Cinquanta. L’apparecchiatura la meglio descritta è il sistema Pamir. Si tratta di un generatore elettrico MHD molto potente, trasportabile.
L’energia di base è espulsa da un booster a propellente solido che sputa i suoi gas attraverso un ugello di scarico inclinato. Un alcaloide è mescolato con il propellente in modo che i gas che arrivano a 3000°, abbiano una migliore conduttività elettrica. L’ugello è quindi "un ugello MHD di tipo Faraday, a elettrodi segmentati". Il gas passa a una velocità V in un campo magnetico creato da un enorme solenoide, contenuto nella "forma di formaggio" visibile sulle immagini e nei filmati. Il sistema crea allora un campo elettromotore elettrico indotto VB, dove V è la velocità in metri al secondo e B è il campo magnetico espresso in Tesla (un Tesla è pari 10.000 gauss). Un moderato campo magnetico è prodotto per cominciare, per creare una corrente, che viene inviata nel solenoide stesso, e questo eleva il campo a diversi Tesla. Il campo VB sarà maggiore, e anche l’efficacia di conversione dell’energia termica generata dal booster. Il generatore libera allora la potenza di un piccolo impianto nucleare e possiamo dire che l’energia elettrica prodotta sarà di diverse centinaia di megawatt. Il prodotto di tale energia elettrica è limitata al tempo di combustione del carburante nel booster: meno di una decina di secondi.
I russi hanno istituito delle unità mobili su camion di grandi dimensioni, dotati anche di una gru, che permette di inserire nel suolo delle barre conduttrici, per portare l’energia elettrica, a una profondità, da valutare. La macchina, prima della scarica, deve avere nel suolo, non un elettrodo, ma due, situati ad una certa distanza l’uno dall’altro.
Il flusso di corrente negli strati profondi provoca un rilascio di calore per effetto Joule, che sarà più efficace se questo viene effettuato in una nappa freatica, la vaporizzazione dell’acqua può così essere utilizzata come un "cric". Altri sistemi, più sofisticati, sono possibili per utilizzare la potenza di questa corrente elettrica.
Ovviamente, delle iniezioni di energia simili nelle vicinanze di faglie scatenano terremoti, la qualcosa i russi avevano dimostrato degli anni Ottanta. Allora, questo sistema agisce funziona come gli "stimoli" sonori che possono scatenare delle valanghe.
L’energia utilizzata per creare queste onde sonore, che scuotono la massa di neve è incommensurabile con l’energia della valanga stessa. Allo stesso modo, se una tensione sufficientemente importante è accumulata in una faglia, punto di contatto tra due placche tettoniche, e se questa situazione è abbastanza instabile, questa modesta sollecitazione può bastare per attivare terremoti estremamente letali. Queste unità di "scatenamento terremoti" possono essere messe in opera sulle parti emergenti della crosta terrestre, o su di un fondo marino. Lo choc indotto può destabilizzare una faglia a distanze considerevoli, potendo esercitare questi effetti a centinaia o anche migliaia di chilometri di distanza.

Jean-Pierre Petit, Astrofisico e ex direttore del Centro Nazionale per la Ricerca Scientifica (CNRS)
Francia

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Distribuzione dello slittamento e localizzazione delle repliche con magnitudine superiore a 4,5 (USGS).

(...) Il sistema non passa attraverso l’atmosfera. HAARP per questo tipo di utilizzazione è un richiamo per le allodole. Questo succede [il terremoto artificiale] mediante impulsi ripetitivi direttamente in fondo ad un pozzo profondo di diversi km sul sito di una base che può essere situata anche a centinaia o addirittura migliaia di chilometri di distanza [dall’epicentro]. Sono le onde di coda, che sono le più adatte, perché possono far entrare in risonanza sismica l’ambiente della crosta o della litosfera terrestre, da loro attraversate. La sovrapposizione multipla dei microsismi non rilevabili alla fonte consente allora la creazione progressiva di una elevata amplitudine a livello dell’obiettivo.
La particolareggiata sincronizzazione di questi microsismi può anche assicurare una formazione esponenziale dell’amplitudine e dunque assicurare una forte magnitudine all’ultimo momento.
Tuttavia, ad Haiti, si è verificata un’anomalia molto importante: le repliche sono estremamente asimmetriche rispetto al terremoto principale e in rapporto alla zona della faglia.
Tutte [queste repliche] sono avvenute anormalmente al Ovest, anche dopo diversi giorni.
La CEA-DAM ha inoltre inserito un punto interrogativo, sulla sua carta delle repliche, senza commenti eccola di seguito (cliccare sulla foto per ingrandirne i dettagli):

Pierre Grésillaud, ingegnere civile Ecole des Mines
Francia

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Links

« Haiti’s future glitters with gold. Impoverished country gets second look due to stabilizing political climate, high gold price », The Star (Canada), July 21, 2007.

« Haïti regorge de pétrole affirment Daniel et Ginette Mathurin », Radio Metropole (Haiti), 28 janvier 2008.

Japanese monitoring of HAARP energy

Documenti allegati

 

 

« Discharge of Tectonic Stresses in the Earth Crust by High-power Electric Pulses for Earthquake Hazard Mitigation », by V.A. Zeigarnik, V.A. Novikov, A.A. Avagimov, N.T. Tarasov, and L.M. Bogomolov (2007)

(PDF - 829.9 Kb)




Traduzione : Tuttouno

Fonte: Voltairenet

domenica 21 febbraio 2010

Trivelle false Botte vere!

inviato da Anna M.P.
di Marco Cedolin
18 Febbraio 2010

Signora colpita da polizia In Val di Susa dall’inizio dell’anno si dorme poco, spesso si mangia in piedi e ancor più spesso si vive all’aria aperta, anche la notte quando nevica. Il motivo di uno stile di vita tanto bizzarro, al quale ormai stanno facendo l’abitudine molti cittadini valsusini è costituito dai sondaggi truffa fortemente voluti da Mario Virano e lautamente pagati da tutti i contribuenti italiani.
Dall’inizio dell’anno quasi ogni notte, con il favore delle tenebre, una trivella si mette in moto, con il suo corollario di centinaia di poliziotti in tenuta antisommossa che militarizzano il territorio. La trivella viene sistematicamente posizionata in un sito adiacente all’autostrada A32, quasi sempre accanto al pilone di un viadotto, laddove la natura del terreno non presenta alcun segreto, dal momento che è stata già studiata in profondità quando negli anni 90 autostrada e viadotti furono costruiti. Il sondaggio farsa prosegue per alcune ore e generalmente prima che scenda nuovamente la notte il cantiere viene smantellato in gran fretta insieme all’occupazione militare, destinata a riproporsi molto presto, magari già la notte successiva, accanto ad un altro pilone della stessa autostrada.

I cittadini della Valle contrari all'alta velocità quasi ogni notte si tirano giù dal letto (sempre che abbiano fatto in tempo a coricarsi) e accorrono in massa sul luogo del sondaggio truffa, dove trascorrono la notte contestando il TAV, la militarizzazione e la truffa ordita da Mario Virano che attingendo al denaro dei contribuenti italiani procede a far trivellare i terreni adiacenti ai viadotti dell’autostrada. Contestazione sempre molto pacata, basata sostanzialmente sulla presenza fisica. Qualche coro, un po’ di fracasso, qualche lancio di palle di neve quando il cielo dispensa i bianchi fiocchi, molta ironia ma anche molta rabbia da parte di chi da ormai troppo tempo è costretto a sopportare sulle proprie spalle il peso dell’occupazione militare, condita dalla disinformazione mediatica e dai veleni della cattiva politica, prona agli interessi della mafia del cemento e del tondino. Contestazione che continua a dare molto (forse troppo) fastidio a Mario Virano ed ai giornalisti prezzolati che hanno a lungo tentato di dipingere l’immagine di una Val di Susa pacificata e condiscendente nei confronti dell’alta velocità, fallendo miseramente nei loro propositi, smentiti dall’evidenza dei fatti e dalle 40.000 persone che hanno sfilato a Susa il 23 Gennaio, ribadendo il fermo e condiviso NO del territorio nei confronti del TAV.

Sconfitti sotto ogni punto di vista e con le spalle al muro, Virano e la congrega mafiosa di cui la politica cura gli interessi, sembrano ora strizzare l’occhio alla violenza, unico elemento utile per sparigliare le carte, stante l’assoluta mancanza di quel dialogo e di quella condivisione da loro impropriamente venduti in Italia e in Europa.
Violenza praticata, sempre con il favore delle tenebre, nelle scorse settimane attraverso gli incendi dolosi che hanno distrutto i presidi NO TAV di Borgone e Bruzolo e divenuta “istituzionale” nella giornata di ieri, quando le forze dell’ordine (al comando di un individuo che in un paese civile albergherebbe nelle patrie galere in virtù dei massacri già compiuti a Genova durante il G8 del 2001) hanno pensato bene di bastonare a sangue i manifestanti scomodi, infierendo in modo particolare sulle donne e su chi era caduto a terra. Con il risultato di mandare all’ospedale parecchie persone, di ridurre quasi in fin di vita un ragazzo di 25 anni, ricoverato in terapia intensiva per emorragia cerebrale e devastare il volto di una donna di 45 anni che ha subito la frattura del setto nasale e tumefazioni di ogni tipo. Perseguitando poi vigliaccamente anche i feriti all’interno delle strutture ospedaliere, nel tentativo di sottrarli alle cure per sottoporli ad improbabili interrogatori.

Scene già viste, a Genova durante il G8 del 2001 ed a Venaus nel dicembre 2005, oltre che in molte altre occasioni, in questo paese disgraziato nel quale sistematicamente chi vuole esprimere il proprio dissenso nei confronti delle scelte della politica è costretto a rischiare la propria incolumità fisica, quando non addirittura la vita. Scene da “macelleria messicana” portate avanti da una classe politica asservita alla mafia e giustificate dal circo di un’informazione in grado di esperire solo una vergognosa mistificazione dei fatti.
Proprio i grandi giornali e le TV in questa occasione sono infatti riusciti a dare il peggio di sé. Tante e tali sono le menzogne che oggi allignano all’interno dei mezzi di disinformazione mediatica. Giornalisti prezzolati e pennivendoli di ogni risma, nessuno dei quali presente allo svolgersi degli eventi, dal momento che è Febbraio e fa freddo, hanno tentato con ogni mezzo di costruire una storia di fantasia, basata sulle veline imposte dalla questura e finalizzata a stravolgere completamente la dinamica dei fatti ad uso e consumo della congrega di farabutti che foraggia i loro lauti stipendi.

I Valsusini che dormono poco e sono costretti a vivere all’aria aperta si sono trasformati in “pericolosi antagonisti” le palle di neve in “pietre”, la contestazione civile in “aggressione”, i pestaggi selvaggi sulle persone a terra in “cariche di alleggerimento” i poliziotti autori dei pestaggi (protetti da caschi, scudi e abbigliamento modello carro armato) in tanti poveri feriti, mentre avrebbero potuto esserlo solo nell’orgoglio per avere massacrato delle donne inermi.
Tutto ciò nonostante esista abbondante quantità di filmati che mostra l’evidenza di manifestanti tanto decisi quanto pacifici, palle di neve, cori di scherno e nulla più. Manifestanti che pennivendoli e teleimbonitori non hanno neppure visto, dal momento che si trovavano comodamente seduti nel caldo delle loro redazioni.

Nonostante la violenza dispensata a piene mani dalla polizia ed il tentativo di trasferirne le responsabilità sui tanti cittadini che da sempre si battono civilmente contro il TAV, Mario Virano e la mafia legata all’alta velocità continuano a manifestare la propria sconfitta ogni giorno di più.
La maggioranza dei valsusini non vuole l’opera, non ha paura, a prescindere dal fatto che la violenza arrivi da parte di chi porta una divisa o da chi si nasconde nella notte e continueranno a dormire poco, mangiare in piedi e presidiare il territorio, in attesa della prossima trivella e del prossimo sondaggio truffa, accanto ad un altro pilone dell’autostrada.

Fonte:il corrosivo.blogspot.com

L'Aquila:Il silenzio che fa male

inviato da Anna M.P.

di Valeria Gentile - liberainformazione.org.
17 Febbraio 2010

San Valentino a L’Aquila per riconquistare il cuore della propria città

laquilaFoto di Valeria Gentile

La prima cosa che senti camminando a L’Aquila è ancora il silenzio. Ancora, dopo quasi un anno, il silenzio aquilano ti colpisce lo stomaco e ti brucia nelle vene perché non è un silenzio sano, quello delle valli e dei monti innevati, il silenzio della semplicità e della pace invernale, della cordialità dei paesini abruzzesi. È un silenzio che fa male perché non è giusto: c’è qualcosa di profondamente sbagliato, irregolare e forzato in questo silenzio senza quiete, fatto di mortificazione, perdita, voci ammutolite e ricordi attoniti, linee spezzate e cerchi interrotti. È un silenzio che provoca dolore agli occhi perché non proviene da nessuna parte, se non dalla miseria dell’umanità.

Tra queste strade deserte, dove l’alba e il tramonto si somigliano come lo spirito di un bambino e quello di un anziano, il tempo si è fermato e anche dove si scorge qualcosa che appare vita, in realtà sono solo ricordi: “Vedi? Lassù abitava Carlo” sussurra una vecchietta col bastone a suo marito, che le risponde “Sì, qua invece abitava Luciano”. Tutto intorno, finestre spalancate e piccioni che si sono autoproclamati re tanti mesi fa, e che nessuno è mai venuto a spodestare. Tutto intorno voragini sui tetti e sull’asfalto, gocce che cadono ritmicamente dalle fontanelle e semafori bloccati sul giallo lampeggiante. Tutto intorno silenzio. Un silenzio marcio.

A passeggiare a L’Aquila ti sembra di sfogliare i necrologi di un giornale che nessuno legge più. I pochi che ogni tanto possono permettersi il lusso di camminare nella loro città fanno la conta dei propri drammi, personali e collettivi. Eppure è ascoltando i mattoni e l’eco dei propri passi che si sente lo strazio più grande: ora che l’emergenza è finita e la maggior parte degli aquilani è andata via, è negli edifici e nelle strade che si conserva l’essenza di questa tragedia. L'Aquila non esiste più. Via Castello, via Zara, Piazza San Bernardino, viale Benedetto Croce, viale Gran Sasso. Sono tutti nomi di luoghi che oggi si possono raggiungere, ma che hanno perso la propria fisionomia. Gli edifici hanno croste sulle pareti, i marciapiedi mostrano fratture profonde e la storica solennità di questa città è andata via senza lasciare traccia.

Nemmeno i cani randagi si sentono a loro agio, spaesati in un centro disabitato e stravolto. Piazza Battaglione Alpini, con la sua Fontana Luminosa, è tornata un poco alla normalità, con l’edicola ed il bar da poco riaperti, ma i gruppetti di persone che si formano per chiacchierare e leggere il giornale hanno nei visi le stesse espressioni di spaesamento e spossatezza che vedevo dieci mesi fa nelle tendopoli. Infine via Strinella, che da passerella per Collemaggio è diventata una corsia triste, lastricata dai segni del terremoto, che sembra quasi essere stata spostata nel bel mezzo del nulla, un viale anonimo su un pianeta lontano.

Le prime cose che ti sorprendono dentro L’Aquila che non esiste più sono le ultime cose che noteresti in una città normale. Le cassette della posta vuote e arrugginite, qualcuna con lettere indirizzate a nessuno; gatti soli e piccioni sui divani, porte che non portano da nessuna parte, voci lontane che arrivano da case fantasma; tetti rattoppati con teloni neri di plastica grossa, e poi sbarre, divieti, neve che non rallegra, macerie mai raccolte, lavori di puntellamento, cartelli con indicazioni fuorvianti.

Nella zona aperta, cioè nelle periferie e nelle parti subito attorno al centro storico, è cambiato ben poco dal 6 aprile 2009. Quello che vedi è ancora una comunità disgregata che ha perso completamente il diritto di gestire la propria città: scortati da Esercito, Polizia e Protezione Civile come se fossero un popolo di criminali agli arresti domiciliari. Quello che vedi è ancora tanta distruzione e nessuna ricostruzione. Quello che vedi è una società completamente divisa, che ha dimenticato come si comunica gli uni con gli altri, come ci si mobilita, o anche semplicemente come ci si rintraccia quando gli indirizzi non hanno più valore. Quello che vedi sono persone anziane rassegnate a vivere così la vita che gli resta, perché anche se prima o poi L’Aquila rinascerà, loro non faranno in tempo a vederla.

Mentre ti fai largo in tutto questo con il peso di un anno sulla coscienza, mentre metti un passo dietro l’altro e ti muovi senza però andare avanti realmente, incontrare qualcuno della tua stessa specie, qualcuno che non sia un gatto o un piccione, è ancora come assistere a un piccolo miracolo. Ma un miracolo molto più grande è accaduto ieri, il 14 febbraio: proprio nel giorno degli innamorati, gli aquilani si sono riuniti al limite della zona rossa per riconquistare il cuore della propria città, con amore incondizionato e immenso.

C’erano ragazze e ragazzi, bambini, anziani, c’erano donne e uomini di ogni età. Da quando è uscita fuori l’intercettazione dei due imprenditori che il 6 aprile scherzavano sull’occasione da non perdere (“Mica capita tutti i giorni un terremoto così!”) e si sfregavano le mani per gli appalti sulle ricostruzioni, gli aquilani si sono infuriati. Massimo ha 50 anni ed è sulla sedia a rotelle da aprile. Ha creato il gruppo su Facebook Quelli che a L'Aquila alle 3:32 non ridevano: “Mentre l’Aquila moriva loro ridevano” ha detto. “Nell’apice della tragedia pensavano ai loro affari. All’inizio mi sono trattenuto, ma poi lo sdegno è scoppiato dentro di me perché è una cosa inaccettabile: chi cerca di trarre profitto dal nostro dolore è un vero sciacallo”. Bonifacio è di Pianola e vive da abusivo in una casa che è stata dichiarata inagibile: quella è casa sua e nelle New Town non ci vuole andare. Anna fa parte della Compagnia aquilana di canto popolare e questa città ce l’ha nell’anima: ha preparato il suo vestito da fantasma ed è scesa in piazza a gridare la sua rabbia. Giusi è una docente all’Università de L’Aquila e con il cartello 3 e 32: io non ridevo al collo ed un megafono ha coordinato la manifestazione. Almeno altri trecento hanno fatto lo stesso percorso e a mezzogiorno si sono riuniti lungo la via principale, fino ad incontrare il blocco dei militari che da dieci mesi chiudono l’accesso a Piazza Duomo.

“Ci può entrare Bruno Vespa per Porta a Porta e non ci possiamo entrare noi a vedere?” gridava Federico, uno studente aquilano. Il clima di protesta è rimasto pacifico e rispettoso delle forze dell’ordine, e ancora una volta penso a quanto sia alta la soglia di sopportazione di questo popolo meraviglioso. Una donna arrivata in borghese per impedire l’accesso ripeteva: “E’ un problema di incolumità, non posso, è il sindaco che autorizza l'apertura di queste aree”.

Una donna con i capelli corti e biondi, piuttosto minuta ma piena di energia, si è  avvicinata al viso del militare dietro i cancelli, con solo le maglie di ferro a dividerli. L’ha guardato dritto negli occhi e ha cominciato a gridare: “Voglio rivedere la mia città! La voglio rivedere!” Da qualche minuto un uomo con i capelli bianchi cercava di forzare la maglia di ferro e quando il rumore dei cancelli che si muovevano è diventato più forte, l’energia è salita alle stelle e tutti hanno cominciato a spingere, forzando il blocco dei militari al grido di “Basta! Aprite! L'Aquila è nostra!”

Anna non tratteneva l’energia e camminava a passo svelto, sola, piena di rabbia e di commozione allo stesso tempo. Tutti sapevano, ma vedere con i propri occhi lo spettacolo di Piazza Duomo ancora identica al 6 aprile ha fatto rimanere di stucco ognuno di loro.

Piazza Duomo a L’Aquila è una montagna di macerie.

“Il miracolo aquilano! Eccolo il miracolo aquilano!”, “Questa è la ricostruzione! Lo deve vedere tutta Italia!”, “Questa è la situazione dopo 10 mesi! Vergogna!” “Il set cinematografico per le loro campagne elettorali!”, “La Commissione Grandi Rischi che fine ha fatto?” le voci degli aquilani si sovrapponevano, gli sfoghi si accavallavano, la tensione e il dolore si alimentavano a vicenda ma la condivisione alleggeriva il peso e piano piano i visi si distendevano. “Meno male” ha detto Luca ad un amico, “ne avevo proprio bisogno, ero troppo depresso”. Bonifacio non si toglieva gli occhiali scuri e con un sorriso amaro mi ha detto “non so se si può usare questa espressione, ma oggi sono tristemente contento. L’ultima volta che ho visto questa piazza, la mia piazza, era il 5 aprile. Era il fulcro della nostra socialità. Oggi siamo venuti fino a qui insieme, e finalmente vediamo lo stato delle cose, mostrandolo a tutti gli italiani. L'Aquila non può prescindere dal suo centro, perché quella è la sua storia. Non quattro o cinque periferie nuove, fatte di casermoni, scollegate l'una dall'altra, costate 2700 euro a metro quadrato”.

Un ragazzo è salito sulla montagna di macerie e da lì, a gran voce, ha incalzato il suo popolo con queste parole: “Nessuno rideva qui! I cittadini, gli studenti, nessuno rideva! Rispetto per questa città e per la nostra dignità, per le vittime, per la gente che silenziosamente ha lavorato in questi mesi, per i vigili del fuoco ma anche per la Protezione Civile onesta! Noi ricostruiremo L’Aquila, ma saremo noi cittadini!”

“Io non ho mai preso una multa e oggi ho dovuto commettere un reato per vedere in che stato è la mia città” ha detto Federico. “Vorrei sapere dove stanno gli altri aquilani! Stanno dentro le case? Stanno sistemati negli alberghi? Gli basta questo?” Altri cori si sollevavano per dar loro manforte, molti applaudivano, qualcuno piangeva. “Ecco, questa è L’Aquila”, continuava a ripetere a tutti un uomo mostrando una pietra, un pezzo delle macerie della sua città.

Mille emozioni tanto forti quanto discordanti tra loro si agitavano in quella piazza, fatta di otto secoli di storia: la torre, la biblioteca comunale, il palazzo del Comune, il palazzo Margherita. E cumuli e cumuli di macerie ancora lì, su cui a poco a poco ogni aquilano è salito per tenerne simbolicamente in mano un pezzo. “Il dolore, la commozione, la rabbia... noi abbiamo tutto dentro, a volte ci sentiamo esplodere” dice una donna. “Perché perdere una città è una cosa che chi non l'ha vissuta non la può capire. Noi ci chiediamo dov'è la nostra comunità, dove sono gli aquilani, siamo sempre troppo pochi rispetto al sentimento che crediamo di rappresentare!”

Sempre troppo pochi. Dove sono gli aquilani che non sono andati a dichiarare il proprio amore alla città, nel giorno più romantico dell’anno? Sono in altre città, in affitto o nei casermoni costruiti in luoghi più che periferici come Bazzano e Preturo, dove è difficile persino chiedersi il perché di tutto questo. È difficile perché si è costretti a vivere fisicamente lontani dalla propria identità, il tessuto sociale si sfilaccia, si perdono i punti di riferimento. Dopo molti mesi in tenda, sono pochi coloro che non si sono allontanati, coloro che sono rimasti qui per monitorare la situazione, rientrando nelle case inagibili, senza gas, arrangiandosi in garage e simili.

Ancora più  che nei primi mesi, alla luce delle vergognose intercettazioni è  evidente che la priorità in tutta questa faccenda era economica. A ricostruire la città, nessuno avrebbe potuto guadagnarci quanto con gli appalti e i subappalti per le New Town e gli insediamenti del piano C.A.S.E., i Complessi Antisismici Sostenibili Ecocompatibili che da poco si è scoperto essere niente affatto ecocompatibili, bensì senza fogne: le acque scure vengono scaricate direttamente nel fiume Aterno. Scempi edilizi senza identità che questo governo vuole imporre come modello in deroga a tutte le leggi ed i piani regolatori.

Con una tale disgregazione sociale tutto quello che si organizza è molto precario e prendervi parte richiede un notevole sforzo economico e fisico. Un singolo cittadino conta meno di niente in questo sistema dove le stesse autorità cittadine sono scomparse. Ma la forza degli aquilani è grande e questo gesto di vero amore, che nonostante il freddo di febbraio ha scaldato il cuore della zona rossa de L’Aquila, sembra essere solo uno dei primi passi verso la riconquista.

“Dove sono i politici? Noi siamo ancora qui. Sono loro i poveracci”, ha detto una donna con il cappello e gli occhi lucidi. “Questo è il centro e questo deve restare. Non vogliamo allontanarci: qui c’è la nostra storia e la nostra anima!”

Vedi la gallery

Fonte:liberainformazione.org.

Attacco all'Iran: Una questione di omicidio di massa, non di bombe

di Kurt Nimmo
20 febbraio 2010

John Bolton (n.d.r.: ex ambasciatore americano all’Onu, neocon)  vuole farvi credere che un attacco agli impianti nucleari iraniani sarà un attacco chirurgico e che pochi civili moriranno. D'altra parte, nel video qui sotto, afferma che le cose potrebbero, ben si sa, andare male.

Gli è stato chiesto "Quindi, se vi sarà un attacco militare da parte nostra o degli israeliani o di chiunque altro, non crede che ci saranno anche vittime civili?"

Bolton ha risposto: "Non posso dirlo con certezza. Le cose potrebbero andare male "

Se pensate che Israele o gli Stati Uniti bombarderanno solamente l'impianto nucleare iraniano di Bushehr, come succederebbe in un film di Hollywood, ho un ponte da vendervi a Brooklyn. Se l'Iran sarà attaccato - e ogni giorno che passa sembra sempre di più che lo sarà - i militari si impossesseranno dell'intera infrastruttura del paese (militare e civile), com'è accaduto con l'Iraq  nel 2003.

Un studio prodotto da Anthony Cordesman del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali  (rivisto nel novembre del 2007), elenca numerosi siti dche potrebbero essere bombardati, sparsi in tutto l'Iran, da Gachin e Bushehr, nel sud a Lashkar A'bad e la metropoli densamente popolata di Teheran, nel nord. Lo scenario Cordesman prefigura che gli Stati Uniti o Israele (o entrambi) farebbero fuori non solo i reattori, ma anche gli impianti di trasformazione dell'uranio, le strutture di ricerca, e perfino le miniere di uranio.

Si è ipotizzato che un eventuale attacco contro l'Iran sarà simile all'attacco di Israele contro il reattore di Osirak nel 1981. In effetti, il programma nucleare iraniano (completamente legale secondo il Trattato di  non proliferazione nucleare) è solo il pretesto per un piano più grande e più inquietante di ostacolare l'Iran e riportarlo all'età della pietra come è stato fatto con l'Iraq.

I due attacchi all'Iraq da parte di due membri della criminale famiglia Bush - a distanza di oltre un decennio che ha costituito un tempo sufficiente perchè un medioevale regime di sanzioni potesse fare i suoi danni - non si limitarono a colpire Saddam e le sue forze armate, ma il paese nel suo complesso.

"Lo scopo del bombardamento dei civili e degli impianti era quello di distruggere sistematicamente le infrastrutture dell'Iraq lasciandolo in una condizione preindustriale. La popolazione civile irachena dipendeva dalla produzione industriale. L'assalto degli Stati Uniti ha lasciato l'Iraq in uno stato quasi apocalittico come hanno riportato i primi osservatori delle Nazioni Unite dopo la guerra," come hanno affermato Ramsey Clarke ed altri in Crimini di Guerra: una relazione sui crimini di guerra degli Stati Uniti contro l'Iraq, rilasciata poco dopo l'invasione di Bush senior nel 1991.

Il Pentagono di Bush prese di mira in particolare la produzione di energia elettrica, ripetitori e trasmissione, trattamento delle acque, sistemi di pompaggio e di distribuzione e serbatoi, telefoni e comunicazioni radio, stazioni di collegamento, torri e impianti di trasmissione, trasformazione dei prodotti alimentari, stoccaggio e distribuzione di servizi e mercati, impianti per latte e bevande per neonati, impianti di vaccinazione degli animali e dei siti di irrigazione, infrastrutture di trasporto ferroviario, depositi degli autobus, ponti, cavalcavie autostradali, autostrade, stazioni di riparazione autostradali, treni, autobus e altri mezzi di trasporto pubblico, veicoli commerciali e privati; pozzi di petrolio e pompe, oleodotti, raffinerie, serbatoi di stoccaggio del petrolio, stazioni di rifornimento benzina e auto cisterne e camion cisterne per la consegna di carburante, e serbatoi di stoccaggio del kerosene; sistemi per il trattamento delle acque reflue e di smaltimento; stabilimenti impegnati nella produzione per uso civile, ad esempio, industrie tessili e di assemblaggio auto; indicatori storici e antichi siti.

La relazione Clarke riportava nel 1992: "Come conseguenza diretta, intenzionale e prevedibile di questa distruzione, decine di migliaia di persone sono morte per disidratazione, dissenteria e malattie causate da acqua inquinata, impossibilità di ottenere un'efficace assistenza medica e debilitazione dper fame, shock, freddo e stress. Ancora altri moriranno fino a quando l'acqua potabile, le condizioni di vita sanitarie, un'alimentazione adeguata e altre necessità non saranno fornite. C'è un alto rischio di epidemie di colera, tifo, epatite e altre malattie così come di fame e malnutrizione durante l'estate del 1991 e fino a quando le provviste alimentari non saranno adeguate e non saranno ripristinati  i servizi essenziali "

Quando Bush Junior ha invaso l'Iraq non c'erano più molte infrastrutture da bombardare - più di dieci anni  di sanzioni avevano fatto in modo che gli iracheni non riuscissero a ricostruire la loro società - così George W. decise l'omicidio di più di un milione di iracheni.

Se pensate che questo tipo di comportamento criminale sia limitato ai neocons, ripensateci. Bill Clinton non solo ha bombardato Baghdad il 26 giugno 1993 - uccidendo otto civili iracheni, tra cui il famoso artista iracheno al-Attar Layla - ha anche attaccato la Jugoslavia, avendo come obiettivo infrastrutture e strutture civili, comprese case, ospedali, scuole, treni, fabbriche, centrali elettriche e impianti di radiodiffusione.

Secondo le autorità jugoslave, il 60 per cento degli obiettivi della NATO erano civili, di cui 33 ospedali e 344 scuole, oltre a 144 grandi impianti industriali e petrolchimici il cui bombardamento causò un catastrofico inquinamento. John Pilger ha osservato che l'elenco degli obiettivi civili includeva "complessi residenziali, alberghi, biblioteche, centri giovanili, teatri, musei, chiese e monasteri del 14 ° secolo che erano classificati come Patrimonio Mondiale. Aziende agricole furono bombardate e le loro colture incendiate. "(Vedi Edward S. Herman, Clinton è il principale criminale di guerra attivo nel mondo

"I leaders degli Stati Uniti commettono crimini di guerra come necessità istituzionale, come chiede il loro ruolo imperiale per mantenere le popolazioni subordinate al loro posto", scrive Herman. La "politica di Clinton di sterminio di civili in Iraq ... è stata completamente normalizzata negli Stati Uniti e non porta discredito a questo paese per mezzo del sistema globale dominato dall'élite." La stessa "necessità" si applica a Bush e al suo svampito figlio e ad Obama, che ora controlla il processo in Afghanistan e in Pakistan (e presto nello Yemen e in Iran).

John Bolton è un neocon, un bugiardo, e un mascalzone. Egli sa bene che qualsiasi attacco contro l'Iran sarà un genocidio. Egli è a favore di una politica istituzionale di omicidio seriale. Capisce che ammettere la verità è controproducente - l'imminente attacco contro l'Iran non riguarda le armi nucleari, si tratta di continuare la politica neocon di decimazione dei musulmani in Medio Oriente (e in Asia centrale).

Traduzione di Dakota Jones
Fonte:
InfoWar

martedì 16 febbraio 2010

Nobel per la Pace e criminali di guerra

Emergency denuncia
14 febbraio 2010

guerra_afg Da ieri l’ospedale di Emergency a Lashkar-gah, nel sud dell’Afganistan, è in attesa di ricevere le vittime dei bombardamenti delle forze anglo-americane che da due giorni colpiscono il villaggio di Marjah, situato a circa 50km a sud ovest dal capoluogo della provincia di Helmand.

Al nostro staff è stato comunicato che decine di vittime civili in gravi condizioni non riescono ad essere trasferite agli ospedali a causa dei posti di blocco militari che impediscono anche il passaggio di vetture per il trasporto dei feriti. Ci risulta che, a questa mattina, già 6 di loro sono morti perché ne è stata impedita l’evacuazione.

Tra i pochi riusciti a raggiungere l’ospedale di Emergency anche un bambino di 7 anni colpito al petto da una pallottola e immediatamente operato.

Emergency denuncia questi gravissimi crimini di guerra perpetrati dalle forze della coalizione internazionale guidate dagli Stati Uniti e chiede che venga aperto un corridoio umanitario per garantire una pronta assistenza ai feriti.

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Fonte: Emergency

lunedì 15 febbraio 2010

L'aspartame è stato rinominato ed è ora commercializzato come un dolcificante naturale

di Ethan Huff
15 Febbraio, 2010

aspartame-poison In risposta alla crescente consapevolezza circa i pericoli dei dolcificanti artificiali, che cosa fa il produttore di uno dei più famosi dolcificanti artificiali al mondo?  Diamine, lo rinomina e inizia a commercializzarlo come naturale, ovviamente. Questa è esattamente la strategia di Ajinomoto, produttore di aspartame, che spera di gettare fumo negli occhi del pubblico con la sua versione rinominata dell'aspartame, chiamata "AminoSweet".

Oltre 25 anni fa, l'aspartame è stato introdotto nel settore alimentare europeo. Oggi è una componente quotidiana della maggior parte delle bevande dietetiche, dolci senza zucchero, e gomme da masticare nei paesi in tutto il mondo. Ma la tendenza sta cambiando poichè il pubblico in generale sta aprendo gli occhi sulla verità sui dolcificanti artificiali come l'aspartame e il danno che provocano alla salute.  L'ultimo progetto di marketing per l'aspartame è un disperato tentativo di indottrinare l'opinione pubblica perchè accetti il dolcificante chimico come naturale e sicuro, nonostante le prove del contrario.

L'Aspartame è stata una scoperta accidentale da parte di James Schlatter, un chimico che aveva cercato di produrre un farmaco anti-ulcera per l'azienda farmaceutica GD Searle & Company nel 1965. Miscelando acido aspartico e fenilalanina, due amminoacidi naturalmente presenti, scoprì che il nuovo composto aveva un sapore dolce. La società cambiò semplicemente la sua richiesta di approvazione alla FDA da farmaco ad additivo alimentare e, voilà, è nato l'aspartame.

La GD Searle & Company brevettò per la prima volta l'aspartame nel 1970. Una nota interna pubblicata nello stesso anno esortava i dirigenti dell'azienda a lavorare su come ottenere l'"abitudine di dire sì" dalla FDA e promuoveva un "subconscio spirito di partecipazione" per ottenere l'approvazione della sostanza chimica.

La GD Searle & Company presentò la sua prima richiesta alla FDA nel 1973 e lottò per anni per ottenere l'approvazione della FDA, presentando i suoi stessi studi scientifici che molti ritenevano insufficienti e ingannevoli. Nonostante le numerose obiezioni, incluse quelle di un suo scienziato, la compagnia riuscì a convincere la FDA a dare l'approvazione per l'uso commerciale dell'aspartame all'interno di alcuni prodotti nel 1974, accendendo una fiammata di polemiche.

Nel 1976, il commissario della FDA Alexander Schmidt scrisse una lettera al senatore Ted Kennedy esprimendo preoccupazione per la discutibile integrità "dei dati di base sulla sicurezza dell'aspartame presentati". Il consigliere capo della FDA Richard Merrill riteneva che un gran giurì dovesse mettere sotto inchiesta la GD Searle & Company per aver mentito nelle sue relazioni circa la sicurezza dell'aspartame al fine di occultare le prove  che la sostanza non era sicura per il consumo.

Nonostante la miriade di prove acquisite nel corso degli anni che dimostrano che l'aspartame è una tossina pericolosa, è rimasta sul mercato globale, con l'eccezione di alcuni paesi che l'hanno proibito. In realtà, ha continuato ad ottenere l'approvazione per l'uso in nuovi generi alimentari nonostante le prove che dimostrano che esso provoca danni neurologici a livello cerebrale, tumori maligni, e alterazioni del sistema endocrino, tra le altre cose.

I dettagli della storia dell'aspartame sono lunghi, ma resta il fatto che l'agente cancerogeno è stato illegittimamente approvato come additivo alimentare in seguito a  pesanti sollecitazioni da parte di una potente società che ha in mente solo i suoi interessi. In realtà tutti i farmaci e gli additivi alimentari sono approvati dalla FDA non perché la scienza dimostra che sono sicuri, ma perché le aziende in sostanza fanno pressione sulla FDA con bustarelle e coprono i procedimenti per l'approvazione da molti milioni di dollari dell'agenzia.

Cambiare il nome dell'aspartame in qualcosa che sia "affascinante e indimenticabile", secondo le stesse parole di Ajinomoto, puo ingannare alcuni, ma si spera che la maggior parte respinga questa ingegnosa tattica di marketing come niente più che un disperato tentativo di preservare le vacche da mungere da molti miliardi di dollari della compagnia. Non lasciatevi ingannare.

Fonti:

Ajinomoto brands aspartame ‘AminoSweet’ – FoodBev.com

Aspartame History Highlights – Janet Starr Hull

FDA’s approval of aspartame under scrutiny – The Globe and Mail (Canada)

An Overdue Ban On A Dangerous Sweetener – Huffington Post

Traduzione di Dakota Jones
Fonte:NaturalNews

venerdì 12 febbraio 2010

Neocons pianificano Attacco Informatico simulato

di Kurt Nimmo
Giovedi, 11 Febbraio, 2010

cyber-security Il Bipartisan Policy Center (BPC) pianifica la simulazione di un attacco informatico alle infrastrutture dell'America per  il 16 febbraio 2010. Nominata Cyber Shockwave-Onda d'urto informatica, la simulazione "fornirà una visione senza precedenti di come il governo potrebbe sviluppare una risposta in tempo reale ad una crisi informatica su larga scala riguardante la gran parte della nazione", secondo un comunicato stampa BPC pubblicato oggi.


Il Video di propaganda BPC cita la Cina e la Russia come possibili nemici.

L'"attacco informatico si svilupperà come un gioco di guerra, in pubblico, e potrà essere visto da tutto il paese. Sarà abbastanza realistico, vedrà protagonisti alti gradi dell'intelligence e funzionari della sicurezza nazionale, tra cui ex dirigenti di agenzie di intelligence e dei comandi di combattimento e consulenti per la sicurezza nazionale ", scrive Marc Ambinder su The Atlantic.

Ambinder dice inoltre:

Gli sponsors dell'evento sono le aziende con partecipazioni finanziarie nel futuro della sicurezza informatica  - Uno degli sponsors è la General Dynamics  - ma ci sono anche aziende le cui operazioni sono la linfa vitale dell'economia americana, e che vogliono promuovere un maggiore senso di urgenza tra il pubblico e tra i responsabili politici.

In altre parole, una manciata di aziende ben posizionate si aspettano di fare una fortuna con la prospettiva di un attacco informatico. Inoltre, verrà inviato un messaggio al Senato che dovrebbe approvare la normativa per la "sicurezza informatica" (un disegno di legge del 2009 del Senato che darebbe ad Obama l'autorità di chiudere Internet).

La General Dynamics è uno dei principali  mercanti di morte nel cuore del complesso militare-industriale sul quale Eisenhower ci ha avvertiti pochi decenni fa, durante l'artificiosa cosiddetta Guerra Fredda. "Quando si tratta di spese militari, la tradizione del 'triangolo di ferro' - Congresso, Pentagono, e industrie della difesa - uniscono le forze per spingere costose armi come al solito,"  ha scritto Brad Knickerbocker per il Christian Science Monitor.

I Direttori di BPC provengono da Lockheed Martin, L-3 Communications (un mercante fantasma), JP Morgan, Rockefeller e l'Aspen Institute collegato a Rockefeller .

Il tentativo del BPC di spaventare il popolo americano e il Congresso in modo che accettino la minaccia di improbabili nemici informatici per mantenere il paese sotto pressione è parte di una tradizione ignobile che consiste principalmente nello spaventare i contribuenti per appropriarsi dei loro soldi guadagnati duramente. Invece di Osama bin Laden e di Al-Qaeda creati dalla CIA, questa volta i colpevoli sono la Russia e la Cina.

"Tra i partecipanti figurano John Negroponte, il primo Direttore della National Intelligence (DNI), che sarà il segretario di Stato immaginario. (Gli insiders Intel saranno contenti di questo cambio di ruolo) L'Ex Segretario del Dipartimento di Stato per la Sicurezza Nazionale  Michael Chertoff  sarà il consigliere per la Sicurezza Nazionale. Fran Townsend, l'ex Consigliere per la Sicurezza nazionale della Casa Bianca, sarà il segretario del Dipartimento per la Sicurezza Nazionale.  L'ex vice direttore della CIA John McLaughlin sarà il direttore della National Intelligence. Altri grossi nomi di partecipanti includono Jamie Gorelick, Stewart Baker, Joe Lockhart e Bennet Johnson ", scrive Ambinder.

Il consiglio consultivo di BPC è composto da vecchi addetti ai lavori dell'establishement, tra cui Howard Baker, Tom Daschle, Bob Dole, e George Mitchell.

In breve, un mix di neo-conservatori e neoliberali proprio nell'epicentro dell'establishement.

Lo scorso luglio, BPC, basandosi sull'acclamato[sic] lavoro della Commissione 11/9", ha annunciato il lancio della Squadra di pronto Intervento della Sicurezza Nazionale  "per esaminare ulteriormente le mutevoli minacce agli Stati Uniti." Sotto il comando del Presidente della Commissione sull'11/9, Thomas H. Kean e del vice presidente, Lee H. Hamilton, la NSPG (National Security Preparedness Group-Squadra di pronto intervento per la Sicurezza nazionale) concentrerà i suoi sforzi su servizi di informazione nazionali, terrorismo e questioni di sicurezza, continuando il lavoro della Commissione Nazionale sugli attacchi terroristici agli Stati Uniti (Commissione sull'11/9) e del successivo Progetto di Discussione Pubblica sell'11/9 (9/11 Public Discourse Project)", secondo un comunicato stampa BPC pubblicato da PR Newswire.

Il video promozionale del BPC sopra  insinua che le minacce informatiche probabilmente provengono da Cina e Russia.

Il presunto attacco informatico della Cina del mese scorso è stato gonfiato a dismisura da Google, governo e corporazione dei media. Il falso attacco nei confronti di Google è cessato un paio di settimane prima che la società del motore di ricerca annunciasse l'intenzione di fondersi con la NSA, alias "No Such Agency"-"Non un'Agenzia come questa".

"L'attacco a Google riguardava tentativi di accesso agli accounts Gmail di attivisti per i diritti umani in Cina, ma solo due accounts sono stati violati e il contenuto delle e-mail non è stato svelato - solo informazioni sull'account come la data in cui l'account è stato creato, ha detto Google," come ha scritto Elinor Mills  su CNet News il 13 gennaio. "Intanto, Google ha scoperto che gli accounts di decine di utenti Gmail che difendono i diritti umani , negli Stati Uniti, Cina ed Europa" sembrano essere stati regolarmente violati da parte di terzi", non attraverso una violazione della sicurezza di Google, ma più probabilmente  in seguito ad attacchi di phishing o malware immessi sul computer degli utenti, ha detto la società. "Google in seguito ha ammesso che i suoi prodotti e i dati dei clienti non sono stati colpiti dall'attacco."

Alex Jones ha parlato con Russia Today, dopo che la Camera ha approvato una legge sulla sicurezza informatica all'inizio di questo mese.

Sembra che, nel 2008, hacker russi abbiano attaccato le reti di computers georgiane - dopo che la Georgia aveva lanciato un attacco militare all'Ossezia del sud. "Gli attacchi in definitiva hanno spinto i siti governativi della Georgia a trasferirsi presso hosts situati negli Stati Uniti, mentre il ministero georgiano degli Affari Esteri si è trasferito presso un account blogspot," ha riferito Stefanie Hoffman di ChannelWeb. La Russia non ha attaccato i servers negli Stati Uniti.

Il previsto attacco simulato di BPC sarà allestito meno di due settimane dopo che la Camera ha approvato a stragrande maggioranza  La legge di miglioramento della sicurezza informatica (HR 4061). "Il disegno di legge, passato  con voti 422 a 5, obbliga l'amministrazione Obama a condurre una valutazione, agenzia-per-agenzia, delle competenze della forza lavoro della sicurezza informatica e stabilisce un programma di borse di studio per studenti universitari e laureati che si impegnano a lavorare per il governo come specialisti per la sicurezza informatica dopo la laurea. Il New York Times, ne ha parlato a suo tempo.

Il disegno di legge è ora al Senato per l'esame.

Nel marzo del 2009, Infowars.com ha pubblicato le osservazioni fatte dal senatore Jay Rockefeller, pronipote di John D. Rockefeller, nipote del banchiere David Rockefeller, ed ex presidente della commissione intelligence del Senato. Rockefeller ha detto che internet rappresenta una grave minaccia alla sicurezza nazionale. Rockefeller non è il solo in questa valutazione. La sua convinzione che Internet è il "numero uno dei pericoli" per la sicurezza nazionale è condivisa dall'ex direttore della National Intelligence Mike McConnell e dall'attuale consigliere di Obama ammiraglio Dennis C. Blair. "Viene quasi voglia di porsi la domanda se non sarebbe stato meglio se non avessimo mai inventato Internet", ha detto Rockefeller.

La legge che Rockefeller ha introdotto al Senato - conosciuta come la legge sulla sicurezza informatica 2009 - creerebbe un'altra burocrazia del governo, l'Ufficio del Consigliere per la Sicurezza Nazionale. Farebbe riferimento direttamente ad Obama. La normativa Rockefeller concederebbe "al segretario al Commercio accesso a tutte le reti d'informazione private, considerate fondamentali per le infrastrutture del paese" a prescindere da qualsiasi disposizione di legge, regolamento, regola o politica che limiti tale accesso"

In realtà, queste presunte minacce sono state selvaggiamente ingigantite. "È allarmante il fatto che così tante persone hanno accettato le affermazioni della Casa Bianca sulla sicurezza informatica come problema chiave per la sicurezza nazionale, senza richiedere ulteriori prove. Non abbiamo imparato nulla dalla debacle riguardo alle Armi di distruzione di massa?  Le dichiarazioni dell'amministrazione potrebbero portare a politiche dalle conseguenze  gravi e prolungate nel tempo, preoccupanti per l'apertura della rete e la privacy personale ", scrive Evgeny Morozov per il  Boston Review. "Gran parte dei dati vengono raccolti da agenzie governative ultra-segrete - che hanno bisogno di giustificare la propria esistenza - e compagnie per la sicurezza informatica - che ricavano vantaggi commerciali dall'ansia popolare. Oscuri scenari e speculazioni su cyber-Armageddon richiamano l'attenzione, anche se sono relativamente a corto di fatti".

Affari come al solito - il governo e le grandi imprese lanciano gli allarmi antincendio, al fine di far correre precipitosamente il popolo americano nella rete  di sorveglianza e controllo high-tech del governo, operazione che ricompenserà lautamente aziende del calibro di General Dynamics e L-3 Communications.

L' Onda d'Urto BPC  si svolgerà il 16 febbraio 2010 presso l'Hotel Mandarin Oriental a Washington, DC. La simulazione avrà inizio alle 10:00 seguita da una sessione di domande e risposte con i partecipanti, il pubblico e i media.

I cittadini interessati dovrebbero partecipare e chiedere perché il governo e un insider think-tank pieno di neoconservatori, neoliberali, mercanti di morte, e società fantasma stanno facendo pressione sul popolo americano con una minaccia in gran parte artificiosa.

Traduzione di Dakota Jones
Fonte: Prison Planet

Nota:Molti dei nostri dati sono in Rete: e-mails, numeri di cellulari, dati sulla salute ed altro. Sono in Rete anche dati sui trasporti e sulle vendite online, carte di credito e via discorrendo.
E' per questo che i "ladri d'identità" sono in azione?
Leggi anche: Microsoft e Consip d'accordo per la sicurezza

venerdì 5 febbraio 2010

Europa e diritto alla privacy

Ministro della Giustizia riluttante a memorizzare i dati

di  Peter Vinthagen Simpson - 4 Febbraio 2010

EU-data-retention La Corte di giustizia  europea ha detto alla Svezia, che deve attuare un provvedimento del 2006 che impone agli operatori di telecomunicazioni di memorizzare le informazioni sulle chiamate telefoniche e le emails dei loro clienti.

La direttiva dell'Unione europea, nota come direttiva sulla conservazione dei dati, è stata approvata da Bruxelles nel marzo 2006, ma la Svezia non ha ancora recepito la misura dopo più di tre anni dalla sua approvazione.

Il governo svedese ha ammesso di non aver adempiuto ai propri obblighi ed ha assicurato alla corte che la direttiva UE 2006/24 probabilmente passerà nel diritto svedese, il 1 ° aprile 2010.

Ma ora, dopo che il verdetto è stato reso pubblico, il ministro della Giustizia Beatrice Ask ha detto all'agenzia stampa TT che il governo non preparerà una proposta legislativa sulla questione prima delle elezioni generali di quest'autunno.

"La misura in cui le imprese private dovrebbero essere costrette a memorizzare le informazioni sulle attività delle persone è una questione di principio. Questo è esattamente ciò di cui si tratta" ha detto Ask all'agenzia di stampa TT.

Il ministro ha aggiunto che il governo dovrebbe almeno attendere il completamento di un 'indagine sui metodi della polizia, i cui risultati sono attesi per l'inizio dell'estate.

La Commissione decise nel mese di aprile 2009 di presentare una denuncia contro la Svezia alla Corte di giustizia europea e la Corte ha pubblicato la sua decisione contro la Svezia Giovedi.

La direttiva sulla conservazione dei dati è stata sostenuta dall'ex  ministro socialdemocratico della Giustizia Thomas Bodström,  ma il governo di centro-destra si è rifiutato di presentare la legge in Parlamento.

"Non è un segreto che io non ero molto affezionata alla proposta quando è stato avviata e credo che ci sia una buona ragione per esercitare una certa cautela quando si tratta di raccolta di informazioni", ha detto Ask.

In due precedenti occasioni, la Commissione ha messo in discussione i motivi per cui  la Svezia ha ritardato l'attuazione della legge, mentre il governo sostiene che era troppo occupato a lavorare sul trattato di Lisbona per rivolgere la propria attenzione verso la direttiva.

E' stato richiesto alla Svezia di  pagare le spese processuali, in conformità con la prassi europea.

Il provvedimento stabilisce che gli operatori di telecomunicazioni devono memorizzare i dati sulle chiamate telefoniche dei clienti 'di telefono, così come le informazioni sui messaggi di testo ed e-mail.

Visto come uno strumento importante nella lotta al terrorismo, ha sollevato preoccupazioni dai sostenitori della privacy.

Fonte:TheLocal.se

Traduzione a cura di Dakota Jones

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