venerdì 7 ottobre 2011

Haiti, Paese Occupato

di Eduardo Galeano
Global Research
Haïti Liberté 5 Ottobre 2011

haiti Consultate qualsiasi enciclopedia. Chiedete qual'è stato il primo paese libero in America. Otterrete la stessa risposta: gli Stati Uniti.

Ma gli Stati Uniti dichiararono la loro indipendenza quando erano una nazione con 650.000 schiavi che restarono tali per un altro secolo, e la sua prima Costituzione dice che uno schiavo nero equivaleva a tre quinti di una persona.

Se cercate su una qualunque enciclopedia qual'è stato il primo paese ad abolire la schiavitù, ottenete la stessa risposta: l'Inghilterra.

Ma il primo paese che ha abolito la schiavitù non è stata l'Inghilterra, ma Haiti, che sta ancora espiando il peccato della sua dignità.

Gli schiavi neri di Haiti sconfissero il glorioso esercito di Napoleone Bonaparte, e l'Europa non ha mai perdonato l'umiliazione. Per oltre un secolo e mezzo, Haiti ha pagato alla Francia un risarcimento enorme per essere colpevole della sua libertà, ma nemmeno questo è bastato.
Questa insolenza nera fa ancora male ai padroni bianchi del mondo. Di tutto questo, sappiamo molto poco o niente.

Haiti è un paese invisibile. E' stato raggiunto dalla fama dopo il terremoto del gennaio 2010 che ha ucciso più di 200.000 haitiani. La tragedia ha posto il paese fugacemente sotto i riflettori dei media.

Haiti non è conosciuto per il talento dei suoi artisti: maghi dei rottami in grado di trasformare rifiuti in bellezza. Né è noto per le sue gesta storiche nella guerra contro la schiavitù e l'oppressione coloniale.

Vale la pena ripeterlo ancora una volta, in modo che i sordi possano sentire: Haiti è stato il Paese fondatore dell'indipendenza d'America e il primo che ha sconfitto la schiavitù in tutto il mondo. Merita molto di più della fama scaturita dalla sue disgrazie.

Allo stato attuale, gli eserciti di diversi paesi, compreso il mio, stanno occupando Haiti. Come viene giustificata questa invasione militare? Asserendo che Haiti mette in pericolo la sicurezza internazionale. Niente di più.

Per tutto il 19° secolo, l'esempio di Haiti era una minaccia per la sicurezza dei paesi che continuavano ancora a praticare la schiavitù. Thomas Jefferson disse: "Da Haiti venne la malattia della ribellione".

In South Carolina, per esempio, la legge consentiva la  detenzione di qualsiasi marinaio nero, mentre la sua nave era nel porto, per il rischio che potesse contaminare con la malattia dell'anti-schiavitù. E in Brasile, questa malattia era chiamata "Haitianismo".

Nel 20° secolo, Haiti è stata invasa dai marines americani perchè era un paese insicuro per i suoi creditori stranieri. Gli invasori iniziarono prendendo possesso degli uffici doganali e dando la Banca nazionale haitiana alla City Bank di New York. Dal momento che erano già lì, decisero di restarci per 19 anni.

L'attraversamento del confine dalla Repubblica Dominicana ad Haiti si chiama: "Il passo sbagliato".

Forse il nome è una chiamata alle armi: State per entrare nel mondo nero, magia nera, stregoneria ... Il  Vudù, la religione che gli schiavi portarono dall'Africa, è stato nazionalizzato ad Haiti, ma non ha il diritto di essere chiamato una religione. Dal punto di vista dei portatori di civiltà, il vudù è una cosa nera, ignoranza, arretratezza, superstizione pura. La Chiesa cattolica, con un sacco di seguaci capaci di vendere le unghie dei santi e le piume di Gabriele, ha permesso che questa superstizione fosse ufficialmente proibita nel 1845, 1860, 1896, 1915 e 1942, senza prestare attenzione alle persone.

Ma per alcuni anni, alcune sette evangeliche sono state responsabili della guerra contro la superstizione ad Haiti. Quelle sette provengono dagli Stati Uniti, un paese che non ha una 13° piano nei suoi edifici, nessuna fila 13 sui suoi aerei, e che è abitata da cristiani civilizzati che credono che Dio creò il mondo in una settimana.

In quel paese, il predicatore evangelico Pat Robertson ha spiegato in televisione il terremoto del 2010. Questo pastore di anime ha rivelato che i neri haitiani avevano ottenuto la loro indipendenza dalla Francia, con una cerimonia vudù che invocò l'aiuto del Diavolo dal profondo della giungla haitiana. Il Diavolo, che diede loro la libertà, inviò il terremoto per riscuotere.

Per quanto tempo i soldati stranieri resteranno ad Haiti? Sono arrivati ​​per stabilizzare e aiutare, ma per sette anni, hanno fatto la prima colazione e destabilizzato questo paese che non li vuole.

L'occupazione militare di Haiti sta costando alle Nazioni Unite più di 800 milioni di dollari l'anno.
Se le Nazioni Unite dedicassero questi fondi per la cooperazione tecnica e la solidarietà sociale, gli haitiani potrebbero ottenere un buon impulso per sviluppare le loro energie creative. Allora potrebbero essere salvati dai loro salvatori armati che hanno una certa tendenza a violare, uccidere, e trasmettere malattie mortali.

Haiti non ha bisogno di nessuno che venga a moltiplicare le sue disgrazie. Né ha bisogno della carità di nessuno. O come dice un antico proverbio africano: "La mano che dà è sempre al di sopra della mano che riceve."

Ma Haiti ha bisogno di solidarietà, medici, scuole, ospedali, e di una vera collaborazione che renda possibile la rinascita della sua sovranità alimentare, uccisa dal Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale, e da altre società filantropiche.

Per noi, Latinoamericani, la solidarietà è un debito di riconoscenza: sarà il modo migliore per dire grazie a questa piccola grande nazione che nel 1804 ha aperto per noi, con il suo esempio contagioso, le porte della libertà.

(Questo articolo è dedicato a Guillermo Chifflet che è stato costretto a dimettersi dalla Camera dei Deputati dell'Uruguay quando ha votato contro l'invio dei soldati ad Haiti.)

Eduardo Galeano è un giornalista uruguaiano, scrittore e romanziere, le cui opere meglio conosciute sono "Memoria del Fuego" (Memoria del fuoco Trilogy, 1986) e "Las Venas abiertas de America Latina" (Le vene aperte dell'America Latina, 1971). Ha tenuto questo discorso il 27 SETTEMBRE 2011 presso la Biblioteca Nazionale di Montevideo in una tavola rotonda dal titolo Haiti e America Latina.

Fonte: Global Research 6 Ottobre 2011
Traduzione: Anna Moffa per ilupidieinstein.blogspot.com

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