domenica 22 gennaio 2012

Privatizzazioni:le carceri nelle mani delle Banche

postato da andrea su Quinto Potere

Prison-LifeIl provvedimento si chiama Project financing per la realizzazione di infrastrutture carcerarie, ed ha lo scopo di affidare le carceri ai privati con una partecipazione obbligatoria e rilevante delle banche.  Il decreto riconosce al concessionario, a titolo di prezzo, una tariffa per la gestione dell'infrastruttura e per i servizi connessi, ad esclusione della custodia (ovvero delle guardie carcerarie). In altre parole, lo Stato corrisponderà a soggetti privati una quota per ogni detenuto ospitato in apposite strutture ed obbliga i suddetti a coinvolgere le banche nel business.

Se da un lato questa pratica autorizza la mercificazione (o business fate voi) dei detenuti, dall'altro genera gravissime criticità inerenti la sicurezza nazionale:

  • cosa potrebbe accadere se la Mafia o la corruzione entrasse nel giro d'affari delle carceri d'oro
  • Chi ci garantirà che vengano mantenuti gli standard di sicurezza ed i diritti umani previsti dalla legge?
  • trasformando la detenzione in business, chi garantirà che la "domanda" (ovvero la richiesta di prigionieri da parte dei nuovi investitori)  non subisca distorsioni o pressioni dal mondo della finanza, così come avviene oggi con lo spread? Siamo sicuri che, un giorno, non riceveremo ricatti del tipo: se non mi porti più detenuti, allento le maglie della sicurezza (quindi incentivo la fuga)?
  • Chi sarà responsabile della fuga dei detenuti, il proprietario dell'infrastruttura o lo guardie carcerarie ?

Le Nazioni Unite se n'erano rese conto già nel 1988, quando avevano cercato di frenare le tendenze americane alla privatizzazione nel settore penitenziario; il rapporto della sotto-commissione per la lotta contro la discriminazione e per la protezione delle minoranze aveva elencato una serie di argomenti contrari alla devoluzione dei poteri pubblici in campo di esecuzione della pena. In pratica il Rapporto sottolinea il fatto che solo allo Stato spettano i poteri e le funzioni disciplinari (compreso l'uso della forza), ma anche laresponsabilità per la protezione dei diritti umani.

il Rapporto specifica in modo chiaro che una gestione privata potrebbe opporre il segreto commerciale a eventuali richieste di chiarimenti esterni (come è accaduto in Australia e come si è tentato di fare nel processo per la rivolta di Campsfield), oltre all'innegabile fatto che "la giustizia non può essere condizionata da interessi privati".

Inoltre, se l'ossessione securitaria, produce maggiore domanda di penalità, ossia più richiesta di carcere, l'ottica e la pratica del business penitenziario con l'entrata dell'interesse privato in un settore così delicato rischiano di gonfiare ulteriormente questa domanda. Basti pensare alla faccenda degli appalti, che possono scatenare appetiti mafiosi, pur essendo a tutt'oggi controllati dalla pubblica amministrazione. Con l'intervento dei capitali (e quindi degli interessi) privati, il giro d'affari crescerà non solo intorno alle mere strutture (aree di costruzione, edificazione, forniture di vario genere), ma anche intorno alla gestione stessa dell'esercizio della penalità.

Alle società private, come del resto già succede nei paesi di common law, può essere data in gestione la sorveglianza interna (o parte della sorveglianza) dei detenuti, ma anche "pezzi" di gestione (per esempio i tossicodipendenti, sul modello di San Patrignano) o l'esecuzione esterna della pena, ad esempio i controlli dei soggetti in misura cautelare o alternativa e la sorveglianza elettronica. È chiaro che a nessuna compagnia o multinazionale della sicurezza farebbe piacere una riduzione della pressione penale, con conseguente minor giro di affari.

Più gente va in carcere, più ci si potrà guadagnare. Anche se non è dimostrato un collegamento diretto tra privatizzazione e crescita della popolazione detenuta, tutto fa pensare che un nesso in effetti vi sia.

Nel 2009 quasi 5.000 bambini in Pensilvania sono stati giudicati colpevoli e 2.000 di loro sono stati incarcerati da due giudici corrotti che ricevevano tangenti da parte di imprese costruttrici e proprietarie di carceri privati, che si beneficiavano delle detenzioni. I due giudici si sono dichiarati colpevoli, in un sorprendente caso d’avarizia e corruzione che appena comincia a rivelarsi. I giudici Mark A. Ciavarella Jr. e Michael T. Conahan hanno intascato 2,6 milioni di dollari in tangenti per condannare al carcere bambini che, nella maggioranza dei casi, non avevano la possibilità di contrattare un avvocato. Il caso offre uno straordinario scorcio sulla vergognosa industria dei carceri privati che sta fiorendo negli Stati Uniti.

Fabrizio De André - Don Raffaè

Fonte: Quinto Potere 22 Gennaio 2012

2 commenti:

  1. di più: io ci vedo anche un passo in avanti da parte dei banchieri, veri burattinai di questo sistema, per arrivare a togliere di mezzo gli oppositori scomodi....

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    1. secondo me ci vedi benissimo :-) Ho l'impressione che queste "liberalizzazioni" ci riserveranno moltissime sorprese
      Anna

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