sabato 9 giugno 2012

Come automi

di il Pasquino
Reset-Italia

terremoto-automi

Leggevo ieri la notizia dell’ennesimo omicidio bianco del nostro indegno paese. “Operaio dell’Ilva di Novi Ligure muore schiacciato dal muletto…la fabbrica non si ferma”…i titoli dei giornali. Nell’articolo che riporta la tragedia si legge: “coperto da un telo…lascia la moglie e la figlia di appena 9 mesi…aveva solo 31 anni. Il rapporto del Censis e dell’Inail rileva una diminuzione degli infortuni sul lavoro pari all’ 11,7% rispetto al 2011”.

L’informazione ci fa sapere, quindi, che, grazie alla disoccupazione dilagante, sui posti di lavoro muoiono percentualmente in meno rispetto all’anno precedente. Una statistica difronte ad una morte…nelle stesse righe…in un giornale nazionale…pagato da noi.

Come automi leggiamo…come automi i colleghi di Pasquale La Rocca hanno ripreso a produrre. Il lavoro, quello che era un diritto, ora è divenuto ricatto, subdolo ricatto…se non lavori non è colpa della società…è colpa tua…la produzione prima di tutto…prima delle scosse di terremoto, prima della tua famiglia, prima della tua vita.

Commossi i commenti dei media servi del padrone i giorni successivi al terremoto in Emilia…”si torna a lavorare sotto le macerie, non si vuole fermare la produzione, la produzione è il motivo di vita della comunità, questi lavoratori siano da esempio”…e intanto i “padroni” facevano firmare ai lavoratori lettere di liberatoria in caso di incidenti… poi crolla tutto… muoiono altri operai…e nessuno ha il coraggio di riportare quegli articoli di appena pochi giorni prima.

Non c’è rabbia che possa contenere il disgusto per un mondo che ha fatto della vita delle persone un fattore “sacrificabile” agli  obiettivi del mercato. La rabbia non basta perché non fa ragionare e non crea comunità, solidarietà. Ma il cuore…quello sì…quello deve a forza funzionare…e deve dare forza al cervello di reagire, per non subire solo.

E’ chiaro, lampante, scritto a lettere cubitali sulla sofferenza di migliaia di famiglie l’anno vittime sacrificali del capitale…di chi “comanda”, che la vita della gente vale meno di zero. Ci hanno riempito la testa con parole quali competitività, produzione, eccellenza, meritocrazia…e hanno cancellato, piano piano, il senso della parola vita.

Ci hanno convinto che dobbiamo, per noi, per la famiglia, per lo Stato, per l’Europa, produrre…produrre a qualsiasi prezzo, a qualsiasi costo…e il costo della nostra vita è stato cancellato dagli indici delle borse…e dai bilanci delle aziende.

Si muore sui posti di lavoro…si muore perché non gliene frega a nessuno che si muoia…e ci siamo così “abituati” a queste morti che non reagiamo…non spacchiamo tutto…copriamo con un lenzuolo il nostro compagno di fabbrica…e torniamo a produrre per il padrone…

Come automi…come robot…con la nostra tuta indosso…e la nostra anima ormai altrove.

Fonte: Reset-Italia 9 Giugno 2012

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