martedì 7 agosto 2012

La “guerra all’umanità” dell’occidente

AuroraSito

La libertà è schiavitù, il sostegno popolare è autoritarismo
La neolingua del Washington Post
Lizzie Phelan Information Clearing House 26 luglio 2012

amnesy-international

Un recente articolo sul Washington Post di Juan Forero, intitolato ‘I nuovi autoritari dell’America Latina‘, è solo l’ultimo esempio di come la macchina mediatica degli imperialisti sia costantemente impegnata nella guerra mediatica contro le nazioni sovrane nel Sud, al fine di fertilizzare il terreno per una nuova o maggiore aggressività economica e militare contro di esse. Tali campagne di psy-op cercano anche d’influenzare gli eventi sul campo nei paesi presi di mira, in questo caso nel Venezuela in vista delle elezioni di ottobre, in cui tutti i segni puntano a un’altra clamorosa vittoria dell’attuale presidente Hugo Chávez Frías.

L’articolo fa parte dell’ala psicologica di ciò che il sito web nicaraguense ‘Tortilla con sal’ definisce “guerra all’umanità” dell’Occidente, al fine di convincere il mondo della superiorità morale di una minoranza (l’élite occidentale/imperialista) sulla maggioranza, in modo da ridurre al minimo la minaccia di uno sforzo di massa organizzato per contestare i tentativi della minoranza, sempre più volti a raggiungere una totale egemonia globale.

Nella sua morale, la minoranza sostiene attraverso la sua vasta rete di propaganda, che mentre bombarda la maggioranza, è superiore in quanto universale e quindi deve difendersi e vincere a qualsiasi costo, compresa la distruzione di intere nazioni, per non parlare dei milioni e milioni di vite, i cui governi si mettono di traverso, come il caso della Libia ha dimostrato ultimamente. Fatti scomodi, come l’impareggiabile record di crimini delle potenze  NATO/imperialiste che sostengono la loro superiorità morale, deve inesorabilmente essere legittimato attraverso i media imperialisti (compreso il Washington Post) e la rappresentazione dello spettacolo dei crimini della NATO come atti di libertà, mentre gli atti di resistenza e l’autodifesa dei loro avversari che mettono a repentaglio le pretese sulla superiorità morale e l’obiettivo dell’egemonia totale, sono presentati come crimini contro l’umanità. E così guardando attraverso la lente di Forero, le nazioni sovrane dell’America Latina, che stanno consolidando la loro libertà dal dominio occidentale attraverso l’unificazione crescente del continente, sono il male emergente contro cui il governo degli Stati Uniti dovrebbe fare qualcosa.

Il suo gancio è il recente assalto di Human Rights Watch contro il Venezuela nella sua relazione intitolata “Tightening the Grip” che, come urla il titolo, è un documento che sostiene che Chavez sia diventato più autoritario che mai. E in un colpo solo Forero trascina tutti i leader eletti dal popolo delle nazioni sovrane e progressiste del continente nella relazione su Chavez, focalizzandosi su coloro con il sostegno più grande: Rafael Correa in Ecuador e il nicaraguense Daniel Ortega.

Forero/HRW e il malvagio uomo di paglia della magistratura venezuelana

In Venezuela il punto cruciale del velenoso articolo, in linea con il rapporto di HRW, è puntato contro il sistema giudiziario del paese. Né l’articolo né la relazione menzionano che il governo venezuelano ha recentemente pubblicato un piano, per i prossimi sei anni, di cui una sezione è interamente dedicata al sistema giudiziario, che ribadisce l’intenzione del governo di affrontare questo sistema dal “carattere razzista e classista … e l’impunità“. In Occidente, tali omissioni avvengono dopo lunghe, fasulle e costose inchieste pubbliche. Questi governi non si sognerebbero mai di riconoscere il razzismo, il classismo e l’impunità diffusa in modo palese nei propri sistemi, senza, ad esempio, le decine di imbarazzanti omicidi razzisti e una sostenuta pressione dell’opinione pubblica da parte delle famiglie delle vittime, come è accaduto quando una pubblica inchiesta ha “scoperto” che la polizia britannica era istituzionalmente razzista, sulla scia dello scandaloso processo agli assassini di Stephen Lawrence.

Nel suo caso Forero cita due ex giudici che hanno accusato il governo venezuelano di dirottare il sistema giudiziario. Alti funzionari del governo, dice, avrebbero chiesto all’ex-magistrato Eladio Aponte, che nel frattempo ha cercato asilo negli Stati Uniti, dei “favori”. Forero evita convenientemente d’informare il lettore che Aponte è stato licenziato perché accusato di accettare denaro da trafficanti di droga e di fornire all’infame barone della droga, ora in carcere, Walid Makled, una carta d’identità. Durante il processo, Makled asseriva che aveva dato circa 70.000 dollari ad Aponte. Né l’articolo ricorda che Aponte prima era fuggito in Costa Rica, per eludere il processo, da dove si è recato negli Stati Uniti su un aereo dell’US Drug Enforcement Administration, niente di meno. Aponte ha negato le accuse, ma non ha fornito prove a sostegno della sua smentita. Le autorità venezuelane hanno detto che presenteranno le prove delle loro accuse contro Aponte.

Forero dedica una sola frase per ricordare che l’ex giudice Maria Lourdes Afiuni è sotto processo dopo aver “fatto infuriare Chavez con una delle sue decisioni“. Se più di 23 parole sono state dedicate al caso di Afiuni, è forse perché alcuni fatti avrebbero avuto il senso di una buona storia, come dice il vecchio adagio. Perché Afiuni, dopo aver emesso una sentenza in cui non erano presenti i procuratori (in contrasto con la legge) con cui Eligio Cedeño, un finanziere che è stato accusato di essersi appropriato di milioni di dollari e di aver avuto un ruolo in altri enormi casi di corruzione, veniva liberato, per poi subito dopo scortarlo fuori dall’aula e vedergli prendere una motocicletta su cui ha iniziato la sua fuga che, infine, l’ha portato a Miami. Indipendentemente dalla legittimità della sentenza, Afiuni ha violato unilateralmente la normale procedura di invio alla parte convenuta al centro di detenzione della corte, mentre le procedure amministrative, per quanto riguarda il suo rilascio venivano completate. E’ questo scandalo di proporzioni così gravi che fece infuriare l’opinione pubblica venezuelana e il governo, ed è per questo che Afiuni è sotto processo.

Il Washington Post comprende un paragrafo liberatorio che ammette che i leader “filo-americani“, come in Colombia, hanno “indebolito la governance democratica“. Così la Colombia è una democrazia debole, ma Venezuela, Nicaragua ed Ecuador sono regimi autoritari? Questa è un altra inversione totale della realtà. La Colombia, destinatario principale degli aiuti militari statunitensi del continente (e uno del mondo) che vanta sette basi militari statunitensi, detiene attualmente circa 5.700 prigionieri politici e ha una vista annebbiata sui 3,6 milioni di profughi interni. Tale situazione desolante è totalmente incomparabile con la realtà negli stati non-clienti degli USA, come quelli su cui Washington Post e HRW hanno concentrato la loro ira.

E in effetti il quadro più abissale globalmente, in termini di abuso interno del sistema giudiziario, è nelle mani del regime degli Stati Uniti. A differenza di Venezuela, Nicaragua ed Ecuador, negli Stati Uniti si può essere detenuti a tempo indeterminato senza accusa. Uno ogni 48 uomini in età lavorativa, si trova dietro le sbarre e la cifra non comprende le decine di migliaia di immigrati che affrontano la deportazione e le persone in attesa di condanna. Gli Stati Uniti imprigionano cinque volte più persone del Venezuela, sei volte del Nicaragua e otto volte dell’Ecuador. Mentre gli Stati Uniti sono in cima alla lista globale della popolazione carceraria, gli altri tre sono molto indietro, rispettivamente 98, 122 e 160.mo posto.

Le condizioni nelle carceri degli Stati Uniti non hanno eguali, soprattutto considerando che circa 2,3 milioni di persone vi languono. I tassi di abuso sessuale sono impressionanti e le aziende utilizzano i detenuti a buon mercato, come fonti gratuite di lavoro. Questo è il 21° secolo della schiavitù sistematica del mondo “sviluppato”, e tale fenomeno pericoloso significa che vi è in realtà un enorme incentivo monetario per l’elite aziendale, che tira le fila del sistema politico degli Stati Uniti, per incarcerare sempre di più.

Mentre il Venezuela si è impegnato ad affrontare il carattere razzista del suo sistema giudiziario, e ha sostenuto la creazione di una serie di gruppi di origine africana, che fungeranno da gruppi di pressione per garantire la lotta contro il razzismo, gli Stati Uniti hanno storicamente compiuto un giro di vite contro le organizzazioni afro-americane che lottano veramente per tali progressi. Non c’è posto in questo pianeta dove il trattamento dei neri sia peggiore, che non nel regime statunitense, come esemplificato dal fatto che dei 2,3 milioni di detenuti degli Stati Uniti, il 46 per cento sia nero, nonostante che i neri costituiscono appena il 13 per cento della popolazione degli Stati Uniti.

Ma né il Washington Post, né HRW dedicano un rapporto per scrutare lo stato dei diritti umani negli Stati Uniti, come fanno con il loro rapporto dal titolo sexy “Tightening the Grip” per il Venezuela, e la menzione sugli abusi interni negli Stati Uniti restano sepolti nelle loro relazioni annuali mondiali. Così sono i cinesi a farlo ogni anno.

Mentre HRW si adopera per propagandare la caduta del governo siriano, basandosi su una serie di traballanti video di YouTube, che pretendono di mostrare le forze di sicurezza siriane usare armi contro dei manifestanti pacifici, al riguardo il capo della Commissione ONU per i diritti umani che indaga sulla Siria, Paulo Pinheiro, ha detto: “YouTube non è un mezzo affidabile di indagine … C’è la manipolazione dei media.”, non ci sarebbe modo di montare una campagna per un cambiamento di regime negli Stati Uniti sulla base di quei video molto reali, e che dicono molto al riguardo, sulla polizia degli Stati Uniti che apre il fuoco sui manifestanti disarmati nella città della California di Anaheim.

Leader popolare o autoritario repressivo?

Continuando con questa corsa per distogliere l’attenzione su chi siano i più grandi nemici dell’umanità, il sottotono dell’articolo di Forero è che le masse venezuelane che appoggiano Chavez non sono, in qualche modo, nel pieno controllo delle propri capacità mentali, e questo è quindi un altro segno di come il governo venezuelano affamato di potere inganni il suo popolo. E così cita un giudice venezuelano che parla della sua fedeltà alla Rivoluzione Bolivariana del Venezuela e a Chavez, come esempio di come i sostenitori di Chavez siano ovunque, anche nelle istituzioni più importanti del paese. La logica ridicola sembra essere che la popolarità è pericolosa perché, con persone in tutto il mondo che sostengono il governo, ci saranno meno persone che seguiranno il suo ordine del giorno, indipendentemente dal fatto che tale ordine del giorno sia migliorare il destino di tutti i venezuelani, come ha dimostrato finora di avere fatto.

Forero ritrae con condiscendenza le masse di poveri venezuelani come pecore sotto l’incantesimo di un “accattivante leader messianico”, come se  sostenessero Chavez per nessun altro motivo se non il lavaggio del cervello del suo carisma. Ancora più aberrante, è l’uso dell’accademico Javier Corrales, autore di un libro su Chavez con il titolo apertamente razzista di Dragon in the Tropics, come fonte per aggiungere le stridule voci che sostengono che Chavez stia abusando della sua popolarità.

Non importa allora che la popolarità sia una conseguenza diretta del fatto che, da quando Chavez ha vinto la sua prima elezione nel 1999, il paese che aveva uno dei più ampi squilibri al mondo tra ricchi e poveri, abbia visto la povertà  ridursi di oltre il 50 per cento, l’analfabetismo sradicato, decine di milioni di persone ormai in grado di accedere all’assistenza sanitaria gratuita, altri milioni di persone entrare nell’istruzione superiore, cui partecipano gratuitamente, la creazione di decine di migliaia di consigli comunali che danno alla popolazione l’opportunità di partecipare al sistema politico, l’emergere di 200.000 cooperative, l’emergere di una serie di organizzazioni di donne, indigeni, di già indicati discendenti africani, e molto altro ancora. Queste sono le ragioni per le quali, come per il presidente del Nicaragua Daniel Ortega, Chavez, quando parla alle piazze, cosa che gli imperialisti non avrebbero mai il coraggio di sognare, milioni di persone accorrono per sentirli parlare. Questo è il motivo per cui, nuovamente, giunsero a milioni per difenderlo dal fallito colpo di stato sostenuto dagli Stati Uniti nel 2002, ed è per questo che l’hanno ripetutamente votato a milioni.

Lontani dal potere consolidato in poche mani, sia il Nicaragua che il Venezuela sono in costante movimento per rafforzare e ampliare gli organi di democrazia diretta. I consigli comunali del Venezuela sono stati citati sopra, mentre in Nicaragua, il modello di potere del cittadino continua a migliorare i modi in cui le comunità locali possono decidere come il denaro pubblico venga speso nei loro comuni. Il collegamento tra questo modello e le recenti statistiche che hanno mostrato l’FSLN riuscire a dimezzare la povertà estrema nel secondo paese più povero delle Americhe, dopo Haiti, è chiaro. E’ la gente del posto che conosce al meglio le esigenze della propria comunità e, come tali, sono loro che decidono dove gli investimenti pubblici dovrebbero avere la priorità, per uno sviluppo infrastrutturale enorme, vale a dire strade, case, tetti e lo sviluppo di energia elettrica, e le iniziative sociali che sono state rivolte, in particolare, a consentire alle donne più povere del Nicaragua a diventare autosufficienti. Il partito al governo dell’FSLN ha inoltre ampliato il numero dei rappresentanti dei governi locali, pur non aumentando il budget per i loro stipendi. Questa è una mossa che garantisce una rappresentanza più equilibrata e taglierà lo stipendio dei dipendenti pubblici, per migliorare il servizio di incentivazione monetaria/sociale di tale posizione a favore di questi ultimi.

Rivolgersi ai bisogni materiali e spirituali della maggioranza povera e degli emarginati, come le nazioni insultate da Forero hanno fatto e stanno facendo, è la chiave per garantire che godano delle condizioni che gli consentano di partecipare alla costruzione della democrazia. Nel frattempo, negli Stati Uniti e in Inghilterra per esempio, l’idea che i cittadini dovrebbero poter avere più voce in capitolo sulle politiche che riguardano le loro comunità locali, al di là di scegliere ogni tre o quattro anni, tra due o tre partiti che rappresentano tutti gli stessi interessi corporativi, che per davvero hanno voce in capitolo, è inaudito.

In Libia, lo stile preferito dall’Occidente di “democrazia” è arrivato in groppa al fosforo bianco e ai missili da crociera Tomahawk, a spese del sistema di democrazia diretta che vi si stava costruendo, per non parlare delle decine di migliaia di vite, di milioni esistenze, di una stabilità e un livello di sviluppo che avevano portato il popolo libico al più alto standard di vita in Africa.

Smascherare il missionario

Ma HRW ha una preferenza per la propaganda a favore della distruzione tali progressi nei paesi in cui, l’equilibrio di potere, non è a favore delle potenze della NATO. Dalla sua fondazione nel 1978 come Helsinki Watch, ad opera della Fondazione Ford, HRW ha costantemente promosso l’intervento umanitario nei paesi considerati avversari dall’Occidente. Più di recente in Libia, HRW è stato uno dei firmatari del documento che ha portato alla sospensione della Libia dal Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU, in violazione delle procedure delle Nazioni Unite, e alle successive risoluzioni del Consiglio di Sicurezza che hanno portato a nove mesi di attacchi aerei supportati da circa 40 paesi della NATO.

Nella sua lunga e sporca storia, HRW nel 2010 annunciò che avrebbe accettato 100 milioni dollari da George Soros, che è il vaso di miele dietro cui vi sono alcune dei più potenti think-tank, gruppi di pressione e ONG degli Stati Uniti, e che perciò gode di un peso notevole nell’influenzare la politica estera imperialista degli Stati Uniti. Nella lunga lista di malvagi sostenitori di HRW  vi è la Fondazione Sandler, che ha dato circa 30 milioni di dollari al gruppo. La fondazione è una creatura di Herb e Marion Sandler, che sono stati i donatori principali dei democratici e che hanno contribuito a fondare una serie di think-tank e gruppi di pressione, tra cui il Center for American Progress, anch’esso finanziato da Soros e guidato da John Podesta, il capo di stato maggiore della Casa Bianca sotto la presidenza Clinton. Non sorprende perciò che la fondazione abbia costantemente promosso l’ingerenza degli Stati Uniti nel sud, compreso il sostegno alla saga KONY2012 che faceva appello a un intervento militare in Uganda con un pretesto completamente fasullo.

In breve, se si segue il denaro dei paesi della NATO nella vasta rete di think-tank, lobbisti, ONG, giornali, siti web, canali di notizie, musica e industria del cinema, Washington Post e HRW inclusi, quasi sempre può essere riconducibile a una élite aziendale o “filantropica”, che ha interesse nel promuovere l’agenda dell’egemonia globale dei paesi della NATO.

Ho notato una certa sorpresa da parte di persone che scoprono il ruolo delle organizzazioni come Human Rights Watch e Amnesty International. Il discorso dell’intervento umanitario, tuttavia, è forse uno dei più vecchi trucchi nel libro dell’impero occidentale, ma si è solo evoluto il suo travestimento. Questo articolo di Global Research ha fatto bene a chiamare le ONG occidentali moderni “Missionari dell’Impero” o come Black Agenda Report ha etichettato HRW, “Guerrieri dei diritti umani per l’impero“. I resoconti della prima presenza inglese in Africa, come quelli indicati in Things Fall Apart di Chinua Achebe, mostrano il modo insidioso con cui i missionari, in seguito alla prima spartizione dell’Africa alla Conferenza di Berlino, s’infiltrarono nelle comunità africane e usarono alcuni punti di tensione come opportunità per promuovere l’idea, a sezioni delle minoranze di quelle comunità, che le loro rimostranze verso la loro comunità erano esempi di grave sofferenza, la cui causa era l’arretratezza morale della loro società e che poteva essere risolta abbracciando l’unico percorso morale corretto, la chiesa inglese. Questa scissione della comunità ha fatto sì che, sul momento, le conseguenze disastrose divenissero chiare a tutti, mentre le assai più gravi sofferenze venissero sentite quando era troppo tardi.

Le ONG operano più o meno allo stesso modo oggi, facilitando i disegni imperiali che portano solo a guerra, instabilità e miseria alla maggioranza dei popoli del Sud, dietro la maschera delle persone dei “diritti umani“. E’ una maschera, tuttavia, che viene strappata, prima con l’appello di ALBA ai paesi membri a espellere l’USAID e i suoi rappresentanti, e poi questa settimana con il presidente russo Vladimir Putin che firma un disegno di legge che obbligherà tutte le ONG che ricevono finanziamenti esteri, a registrarsi come agenti stranieri, e più recentemente con Chavez che ha espulso dal Venezuela l’Inter-American Human Rights Court dell’OSA. L’OSA è naturalmente un altro strumento di dominio occidentale sulla regione, un corpo che dovrebbe promuovere la democrazia che è di per sé antidemocratico e continua a violare la volontà della maggioranza dei suoi membri di porre fine al blocco criminale contro Cuba.

La decisione di Chavez di ritirarsi, ha detto, proviene “dalla dignità, e li accusiamo di fronte al mondo di essere inadatti a definirsi un gruppo per i diritti umani.” Non è inaudito che tali gruppi siano banditi dai governi del  Sud dai loro paesi, quando si trovano ad affrontare un’effettiva aggressione militare. Ma la guerra contro tali paesi sovrani comincia molto tempo prima di un’azione militare diretta. Inizia con articoli come quello di Forero.

Phelan è una giornalista freelance specializzata nelle lotte dei popoli che difendono il loro paese contro le violazioni alla sua sovranità. Attualmente in Nicaragua, ha fatto corrispndeza dalla Siria e dalla Libia per PressTV e Russia Today. Il suo blog.

Traduzione di Alessandro Lattanzio – SitoAurora

Fonte: AuroraSito 7 Agosto 2012

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