lunedì 21 giugno 2010

Disastro del Golfo: quello che Obama dovrebbe spiegare

oilspill Forse qualcuno non lo ricorda ma l'incidente della  Deepwater Horizon che ha portato all'attuale disastro è avvenuto già molto tempo fa.

Era il 20 aprile, quando un'esplosione  ha dato inizio ad un incubo. Ma solo il 15 maggio, come riferisce Jon Christian Ryter di NewsWithViews, Obama ha rivolto il suo sguardo al problema, quando ha deciso che la cosa poteva essere cosiderata una "crisi", visto che moltissimo petrolio greggio si era già riversato nelle acque del Golfo del Messico.

Oggi, si stima che lo sversamento avvenga al ritmo di 2,52 milioni di galloni al giorno, ben 88,2 milioni in 35 giorni

Fin dai primi momenti, quando la piattaforma è affondata, il governo tedesco ha chiamato Obama, offrendosi di prestare alla BP navi munite di bracci per la scrematura del petrolio, insieme ad un piano per costruire velocemente barriere di sabbia per evitare l'infiltrazione e quindi la contaminazione delle coste. Le compagnie petrolifere europee che hanno offerto aiuto hanno dichiarato che avrebbero potuto risolvere il problema in un tempo più breve, come ha riferito la Heritage Foundation, secondo un giornale tedesco.

Ben 13 nazioni si sono offerte di dare aiuto ma Obama ha respinto qualunque collaborazione. Il governatore della Louisiana, Bobby Jindal,  ha cercato di far accettare alla Casa Bianca l'aiuto di queste nazioni volenterose che avevano già esperienza della pulitura di una perdita di petrolio nel Mare del Nord ma Obama ha rifiutato. L'ha fatto citando la  cosiddetta legge Jones, Legge per i Diritti dei Marinai (Sailors Rights Act, Title 46 USC)

Si tratta di uno statuto federale "protezionista" secondo il quale tutti i beni trasportati via mare, da un porto all'altro degli Stati Uniti, devono essere trasportati solo da navi con bandiera americana, di proprietà di cittadini americani e che abbiano un equipaggio che sia composto, almeno per 3/4, di cittadini americani. E' una legge che sostiene l'industria della marina mercantile e viene osteggiata, invece, dagli interessi agricoli perchè, secondo loro, aumenta i costi del trasporto delle loro merci, rendendoli meno competitivi.

Quello che Obama non ha detto è che c'è la possibilità di deroga a questa legge, tramite un atto scritto, in casi di emergenza. Le deroghe a questa legge sono molto frequenti; anche Bush ne ha fatto uso  dopo il disastro Katrina, quando permise a navi straniere di trasportare petrolio e gas naturale da un porto all'altro nell'area del golfo.

Ora Obama rilancia, in nome di questo disastro ecologico, la sua ossessione  per quella che lui considera la panacea per tutti i mali dell'ambiente, la legge cosiddetta Cap&Trade che non è altro che la possibilità di commerciare con i diritti di emissioni, cioè di inquinare, secondo la falsa teoria che mette in relazione i cambiamenti climatici con il biossido di carbonio (CO2), un gas non velenoso, non inquinante, ma molto utile alla vita.
Obama sa benissimo che applicare questa legge porterà alle stelle il costo dell'energia e questo si riverserà tutto sui cittadini americani.

I giornalisti non vengono ammessi nell'area del Golfo, per evitare che riferiscano quello che sta  accadendo realmente. Ma qualcuno che è riuscito a dare notizie dal posto, ha riferito che le carcasse degli animali morti per il petrolio, spariscono.
Obama dovrebbe spiegare come mai non si alza in piedi, finalmente, per mettere fine a questo insabbiamento.

Obama inveisce contro le compagnie petrolifere ma, a quanto ci risulta, è stato lui a concedere il permesso per le trivellazioni offshore. A livello federale, questi permessi continuano ad essere concessi. Come mai il governo non riesce a fare niente per impedirlo, se è così contrario?

Perchè Obama non da informazioni su come il governo sta lavorando insieme alla BP per realizzare le idee migliori per riparare il danno? Le idee ci sono e vengono da più parti. E perchè non ci spiega in che modo sta aiutando le popolazioni e se non lo fa, perchè?

Obama ha preso soldi dalla BP che, prima del disastro, stava tentando di riciclarsi come azienda verde, con il nome di Beyond Petroleum(Oltre il Petrolio) e, quindi, ha probabilmente sostenuto Obama nella sua propaganda per l'ambiente?

Perchè il governo Obama non mette fine a tante regole governative che impediscono lo sviluppo di energia da fonti più accessibili e a basso costo, come carbone e gas? Vuole portare davvero i cittadini alla bancarotta?

Perchè il governo Obama non mette fine a tante regole governative che impediscono di fatto a scienziati ed imprenditori di lavorare allo sviluppo di  nuove forme di energia? Quando si tratta di sovvenzionare la guerra,o sperimentazioni contro la nostra salute, però, nessuno si tira indietro.

Perchè Obama, che ha approvato le trivellazioni offshore, non permette trivellazioni in posti dove c'è anche più petrolio di quello che serve? Sarebbe troppo poco dispendioso per gli americani?

Alla fine, tutto questo disastro doveva servire forse solo all'approvazione del Cap&trade?

La BP non fa altro che dire che pagherà e Obama non fa altro che dire che la BP dovrà pagare ma tutti sappiamo che, come è già accaduto altre volte, i popoli delle coste interessate non avranno niente o quasi e la BP si ritirerà da questa faccenda con le tasche piene, esattamente com'era prima.

giovedì 17 giugno 2010

La storia delle ricchezze minerali dell'Afghanistan è propaganda di guerra

Il giornale "liberale" New York Times vende ancora una volta l'occupazione imperialista con false notizie

di Steve Watson - prisonplanet.com
15 giugno 2010

afghanistan-mineral Le notizie che gli Stati Uniti hanno improvvisamente scoperto  giacimenti minerari in Afghanistan per un valore di 1.000 miliardi di dollari, e la descrizione di questa grande ricchezza come qualcosa che "cambia i giochi" fatta dai mass media , rappresentano niente di più che rozza propaganda di guerra destinata a rilanciare il sostegno pubblico per un'occupazione fallimentare e sempre più inutile.

Il giornale "liberale" New York Times, che in passato ha prodotto storie fantastiche sulle ADM (Armi di Distruzione di Massa) in Iraq e ossido di uranio dal Niger, ancora una volta, sta descrivendo enormi giacimenti di minerali in Afghanistan come "mai conosciuti prima".

In un articolo del Times di Domenica , il giornale ha indicato una "nota interna del Pentagono" come sua fonte, rilevando che i funzionari americani ora credono che l'Afghanistan potrebbe diventare il "Arabia Saudita del litio".

L'articolo afferma che "un piccolo gruppo di funzionari del Pentagono e geologi americani" ha recentemente scoperto immensi filoni di ferro, rame, cobalto e oro, che potrebbero trasformare l'Afghanistan in uno dei centri minerari più importanti del mondo.

L'idea che questa informazione sia nuova, tuttavia, è palesemente ridicola.

In un' intervista con Politico , un ex funzionario degli Stati Uniti in pensione osserva che chiunque con una durata della memoria più lunga di quella di un pesce rosso realizzerà che la presunta "nuova scoperta" è tutt'altro che questo:

"Quando vivevo a Kabul all'inizio degli anni '70 il governo [US], i russi, la Banca Mondiale, le Nazioni Unite ed altri erano tutti molto concentrati su una vasta gamma di giacimenti minerari afghani. Un modo economico per spostare il minerale ai porti marittimi è sempre stato il fattore limitante ", ha detto il funzionario.

Inoltre, a metà degli anni '80, l'ingegnere capo del Dipartimento di rilevamento geologico afgano pubblicò un rapporto riguardante grandi riserve di ricchezze minerarie. Il governo afgano fu preparato a collaborare con i sovietici per l'estrazione, prima che la Russia lo portasse fuori dal paese l'intero impero iniziò a sgretolarsi nel 1989.

Un uomo intrinsecamente legato alla lotta contro l'operazione sovietica in Afghanistan, a causa della  radicalizzazione della resistenza musulmana nel Paese, è stato il super elitario Zbigniew Brzezinski. Nel suo libro del 1997 La Grande Scacchiera: La supremazia Americana ed i suoi imperativi geostrategici , Brzezinski si riferisce direttamente alle azioni strategiche ed economiche per guadagnare il controllo di ciò che egli descrive come i Balcani euroasiatici:

"... I Balcani euroasiatici sono infinitamente più importanti come potenziale azione economica: un'enorme concentrazione di gas naturale e di riserve di petrolio si trova nella regione, oltre ad importanti minerali, compreso l'oro (pagina 124)," e il "primato globale dell'America dipende direttamente da quanto a lungo e con quanta efficacia il suo predominio viene mantenuto nel continente Eurasia ... Un potere che domina l'Eurasia controllerebbe due delle tre regioni più avanzate ed economicamente produttive al mondo ... la maggior parte della ricchezza materiale del mondo è anche lì, sia nelle sue imprese che nel sottosuolo (pag. 30-31). "

Con il  suo ormai familiare buon cuore, Brzezinski sottolinea, inoltre, che per controllare la regione, un potere dominante a livello mondiale deve "evitare la collusione e mantenere la garanzia della dipendenza tra i sudditi, mantenere i tributari docili e protetti, e impedire che i barbari si uniscano (pagina 40). "

Brzezinski ha inoltre osservato che il popolo americano dovrebbe essere infiammato e mobilitato in sostegno a ciò che in sostanza equivale ad una crociata moderna:

"L'atteggiamento del pubblico americano verso la proiezione esterna della potenza americana è stata molto più ambivalente. Il pubblico sostenne l'impegno americano nella Seconda Guerra Mondiale in gran parte a causa dell'effetto shock dell'attacco giapponese a Pearl Harbor (pag. 24-25)."

A seguito degli avvenimenti del 9/11, il mondo ha visto svolgersi esattamente quello che Brzezinski proponeva.

Se credete ancora che il governo degli Stati Uniti non era già in precedenza a conoscenza delle vaste ricchezze minerarie in Afghanistan, nonostante il fatto che ex alti funzionari americani, afgani, sovietici e Zbigniew Brzezinski ci credessero, allora date un'occhiata a questo Rapporto Geologico USA 2007

Il rapporto rivela che gli Stati Uniti erano a conoscenza di "significative quantità di risorse minerali non combustibili ancora inesplorate" in Afghanistan, sottolineando che il paese "ha una notevole quantità di risorse minerali  non combustibili inesplorate", tra cui "grandi quantità di ferro e rame accessibili [e] abbondanti depositi di pietre colorate e pietre preziose, tra cui smeraldo, rubino [e] zaffiro ".

Anche le agenzie estere di stampa  come la Reuters hanno messo in discussione l'articolo del Times, evidenziando la necessità di "un controllo di realtà".

Allora, perché  il "liberale" NY Times fa passare questa storia come una "scoperta" che cambia i giochi quando è una delle ragioni principali per cui gli Stati Uniti sono comunque impegnati nell'occupazione della regione?

Semplicemente perché il pubblico americano è stanco di vedere il proprio paese cadere a spirale nel buco nero del debito, pur continuando a pagare per una guerra che ha ormai superato il conflitto in Vietnam, come il più lungo nella storia militare degli Stati Uniti.

Jeremy White del The Huffington Post osserva che "Questa storia è simile a quelle che hanno preceduto la guerra in Iraq, quando l'amministrazione Bush ha sostenuto che la ricchezza di petrolio dell'Iraq avrebbe pagato per tutte le spese di ricostruzione".

Il blogger Steve Hynd di Newshoggers descrive il pezzo del Times come "una storia zombie convenientemente programmata ... risorta ancora una volta, per scopi politici."

Ricordate che Obama ha iniziato la sua guerra in Afghanistan  riversando migliaia e migliaia di soldati nel paese ed esigendo dal Congresso fondi senza precedenti per la guerra. Se l'avventura in Afghanistan di Obama fallisce, fallisce anche la sua presidenza. Entrambi i pezzi grossi al "Times" e alla Casa Bianca non se lo possono permettere.

L'apparente diminuzione dell'entusiasmo per il coinvolgimento degli Stati Uniti  in nome del presidente afgano Hamid Karzai , e le sue minacce di  "unirsi ai talebani", a fronte di una missione degli Stati Uniti che non funziona, può anche essere un fattore.

Come riferisce Gareth Porter di  IPS, l'amministrazione Obama guarda con timore "lo spettro di un crollo del sostegno politico degli Stati Uniti per la guerra in Afghanistan nei prossimi mesi paragonabile a quello che si è verificato nella guerra in Iraq alla fine del 2006".

La storia delle ricchezze minerali può anche essere stata progettata per rafforzare il coinvolgimento delle forze britanniche di fronte allo scontento di gran parte del pubblico, ad un nuovo governo, i cui elementi hanno espresso opposizione al conflitto in corso, e alla tensione provocata tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna per la fuoriuscita di petrolio BP.

L'idea che  le ricchezze minerali dell'Afghanistan non abbiano avuto un ruolo nell'invasione e occupazione, elaborate prima del 9/11, e che improvvisamente sono state scoperte, è dimostrabilmente falsa.
Il New York Times è ancora una volta impegnato nella diffusione della propaganda, nel tentativo di vendere la costruzione imperiale del nuovo ordine mondiale.

Traduzione di Dakota Jones
Fonte: Prisonplanet

mercoledì 16 giugno 2010

L'obbligo di "modificazione dello stile di vita"

Voi "cambierete" a mio piacimento!

Chi penserebbe mai che una persona possa cambiare il suo stile di vita, per migliorare la sua salute, per decreto? Nessuno che abbia un minimo di buon senso, perchè una persona che cambia il suo stile di vita per migliorare la sua salute, è una persona in pace con se stessa e con il mondo, una persona che non ha preoccupazioni, non ha problemi di sopravvivenza, non si sente accusata 10.000 volte al giorno di aver mandato in rovina questo mondo. Insomma, una persona che non subisce pressioni ingiustificate, una persona che non viene avvelenata, nel corpo e nella mente, sistematicamente.

Invece, c'è chi pensa che le persone possano scattare in piedi e mettersi a fare esercizi salutari allo schiocco di una frusta, come poveri orsi ballerini.

In questi giorni, molti siti e blogs americani hanno ripreso una notizia che è  emblematica del modo in cui il "potere" considera i cittadini, orsi ballerini che, mille volte al giorno devono scattare agli ordini dei burocrati, pagare per tutti i problemi che lo stesso establishment politico-corporativo ha creato e, possibilmente, lasciarsi invadere in ogni più piccolo angolo della sua vita privata e del suo diritto di scelta, senza fiatare e senza farsi venire, possibilmente, legittime crisi di nervi.

In quest'ultimo caso c'è la possibilità che qualcuno li classifichi come portatori di disordini mentali.

Questi i contenuti della notizia:

obama-lifestyleIl Capo di Stato Maggiore della Casa Bianca, Rahm Emanuel si è compiaciuto nel dire "Non vorreste mai che una crisi andasse sprecata: è un'opportunità per fare cose importanti che altrimenti evitareste di fare."

Bene, l'Amministrazione Obama non ha certo lasciato che la crisi petrolifera della Deepwater Horizon di British Petroleum (BP) andasse sprecata, usandola come una cortina fumogena per un silenzioso assalto e per diminuire ulteriormente la libertà personale dei cittadini americani '.

Mentre la nazione tiene occhi ed orecchie puntati sul match di ping-pong dello scambio di colpe tra il presidente Obama e i pezzi gossi della BP, il presidente Obama Giovedi 10 giugno ha tranquillamente annunciato un nuovo ordine esecutivo che istituisce il "Consiglio Nazionale per la Prevenzione, la Promozione della Salute, e la Salute Pubblica."

Rivendicando il  "mandato attribuito a me in qualità di Presidente dalla Costituzione e dalle leggi degli Stati Uniti d'America," il presidente Obama questa volta ha veramente raggiunto il fondo nel suo tentativo più atroce di mettere sotto controllo ogni aspetto della vita degli americani '.

Secondo l'ordine esecutivo che espone dettagliatamente la strategia del Presidente per la Prevenzione Nazionale e Promozione della Salute", il Consiglio sarà incaricato di assicurare la" modifica dello stile di vita" dei cittadini americani che non presentano "comportamenti sani ".

Le modifiche di comportamento dello stile di vita desiderate dal presidente nel par.6 (c) si concentrano su:

  • cessazione del fumo;
  • una corretta alimentazione;
  • un adeguato esercizio;
  • salute mentale;
  • salute comportamentale;
  • comportamento sedentario (vedi par. 3 [c]);
  • disordine nell'uso di sostanze
  • indagini  sulla violenza domestica.

Per rendere le cose peggiori, se è ancora possibile a questo punto, il presidente Obama creerà un "gruppo consultivo" composto da esperti raccolti dal campo della sanità pubblica e da vari altri settori di competenza "al di fuori del governo federale".

Ora, il presidente Obama sta cercando consulenti medici che saranno incaricati di modificare stili di vita e comportamenti di quei cittadini che lui ritiene malsani? "Chiamate il  Dr. Kevorkian! E' desiderato immediatamente alla Casa Bianca dal presidente Obama!"

Che tu sia un bambino, un genitore, un operaio, o in pensione, il "Gruppo Consultivo" del presidente composto da circa 25 membri  sarà presto presente in ogni aspetto della vita degli americani ', come il decreto prescrive nel par.4 (b). In particolare, il nostri nuovi consulenti per la modificazione dello stile di vita  eseguiranno attivamente gli ordini del Presidente:

  • cantiere per la promozione della salute;
  • servizi di comunità, compresi i centri di salute della comunità;
  • medicina preventiva;
  • addestramento alla salute;
  • educazione alla salute pubblica;
  • geriatria;
  • Medicina riabilitativa.

Il piano radicale del Presidente Obama per imporre un "modifica del comportamento dello stile di vita" è pieno zeppo di aree bersaglio a tempo indeterminato, soprattutto quando si tratta di questioni  "mentali" e "salute comportamentale", corretta alimentazione, comportamento "sedentario", e "appropriato esercizio fisico". L'Ordine Esecutivo del Presidente è un tentativo palese e forte di regolare il modo in cui gli Americani giovani e meno giovani pensano, si comportano, mangiano, bevono e quant'altro venga utilizzato per il libero diritto dei cittadini della nostra nazione di essere felici come prescritto dai Padri Fondatori.

Se vi sentite stressati, tristi, confusi, affamati, assetati, annoiati o stanchi,  onestamente avreste fiducia che il presidente Obama e il suo "gruppo consultivo" agirebbero nel vostro interesse?

Io aggiungo solo questo:La cultura, l'eleganza del pensiero, l'attitudine alla riflessione, al rispetto ed alla comprensione profonda delle cose, diventa sempre più rara, all'interno delle classi, politiche e non, che governano il mondo.

Da questo decreto, guadagneranno i soliti noti, portatori di potere di vita e di morte, per legge.

lunedì 14 giugno 2010

L’ecologia finanziaria (1997-2010)-Il pretesto climatico

Il pretesto climatico 3/3
di Thierry Meyssan*
6 Giugno 2010

Dopo essere servita a Henry Kissinger ed a Margaret Thatcher, la retorica ambientale è stata recuperata da Al Gore. Non si tratta di distogliere l’attenzione dalle guerre dell’impero US, né di restaurare la grandezza dell’impero britannico, ma di salvare il capitalismo anglosassone. In questa terza ed ultima parte dei suo studio sul discorso ecologista, Thierry Meyssan analizza la drammaturgia preparatoria del vertice della Terra del 2012 e la ribellione di Cochabamba.

Questo articolo segue: 
1. L’ecologia di guerra (1970-1982)
2. L’ecologia di mercato (1982-1996)

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Nel suo film "2012", Roland Emmerich ritrae il dislocamento della crosta terrestre sotto le acque ed il salvataggio dei capitalisti più ricchi grazie a due arche di Noè moderne, mentre il resto dell’umanità perisce sotto le onde.



Il protocollo di Kyoto

Si ricorda che nel 1988 Margaret Thatcher aveva incitato il G7 a finanziare un Gruppo Intergovernativo sul mutamento climatico (IPCC, Intergovernmental Panel on Climate Change in inglese) sotto gli auspici del PNUA e dell’Organizzazione Meteorologica Mondiale.

Nel suo primo rapporto, nel 1990, la IPCC considerava come « poco probabile » un aumento incondizionato dell’effetto serra « nei prossimi decenni o più ». Nel 1995, un secondo rapporto di questo organo politico riprende nuovamente l’ideologia del vertice di Rio e « suggerisce un’influenza rilevabile dell’attività umana sul clima planetario » [1].

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Il presidente Bill Clinton (qui col vicepresidente Gore) ha firmato in pompa magna il Protocollo di Kyoto, ma ha dato discretamente istruzioni ai congressisti democratici affinché non sia ratificato dagli Stati Uniti.







Seguono con cadenza annuale delle conferenze dell’ONU sul cambiamento climatico. Quella di Kyoto (Giappone), nel dicembre 1997, elabora un Protocollo tramite il quale gli Stati firmatari s’impegnano volontariamente a ridurre le loro emissioni di gas ad effetto serra; principalmente il diossido di carbonio (CO2), ma anche altri cinque gas: il metano (CH4), il protossido di azoto (N2O), l’esafloruro di zolfo (SF6), i fluorocarburi (FC) e gli idroclorofluorocarburi.

Anche per gli Stati che non credono ad un’influenza significativa dell’attività umana sul clima, questo Protocollo è una buona cosa poiché li spinge ad un miglior utilizzo delle risorse energetiche non rinnovabili. Tuttavia, sembra ben difficile agli Stati in via di sviluppo modernizzare le loro industrie affinché consumino meno energia e siano meno inquinanti. Prendendo atto che questi Stati, non avendo che un’industria embrionale, rilasciano pochi gas serra mentre hanno bisogno di aiuto finanziario dotarsi di industrie econome e pulite, il Protocollo istituisce un Fondo di adattamento gestito dalla Banca Mondiale ed un sistema di permessi negoziabili. Ogni Stato riceve dei permessi di rilascio di gas serra che esso ripartisce tra le industrie. Gli Stati in via di sviluppo, che non utilizzano la totalità dei loro permessi, possono rivenderli agli Stati sviluppati che inquinano più di quanto concesso. Con le entrate della rivendita, essi possono finanziare il loro adattamento industriale.

L’idea sembra virtuosa, ma il diavolo si nasconde nei dettagli: la creazione di un mercato dei permessi negoziabili apre la strada ad una finanziarizzazione supplementare dell’economia e, partendo qui, a delle nuove possibilità per proseguire col saccheggio dei paesi poveri. In tutta ipocrisia, Bill Clinton firma il Protocollo di Kyoto, ma dà istruzioni ai suoi parlamentari di non ratificarlo. Il Senato statunitense lo respinge all’unanimità. Durante il periodo della ratifica del Protocollo, gli Stati Uniti si impegnano nell’organizzare il mercato dei permessi negoziabili, sebbene essi non abbiano l’intenzione di sottostare alle esigenze comuni se non il più tardi possibile.

Alcuni studi preparatori sono sovvenzionati da un’associazione caritatevole, la Joyce Foundation. Essi sono diretti da Richard L. Sandor, un economista repubblicano che ha condotto un doppia carriera di trader (Kidder Peabody, IndoSuez, Drexel Burnham Lambert) e di accademico (Berkeley, Stanford, Northwestern, Columbia).

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Allora pubblicamente sconosciuto, il giurista Barack Obama ha redatto gli statuti del Borsa mondiale dei diritti di emissione di gas a effetto serra.






In definitiva, una holding – la Climate Exchange, viene creata sotto forma di una società di diritto britannico di tipo Public Limited Company (ovverosia, le sue quote sono state vendute in occasione di un appello pubblico e la responsabilità dei suoi azionari è limitata agli apporti). Il suo statuto è redatto da un amministratore della Joyce Foundation, un giurista allora totalmente sconosciuto al grande pubblico, Barack Obama. L’appello pubblico agli investitori viene lanciato dall’ex vice-presidente degli Stati Uniti, Al Gore, e da David Blood (ex direttore della banca Goldman Sachs).

Al termine dell’operazione, Gore e Blood creano a Londra un fondo di investimento ecologico, Generation Investment Management (GIM). A tal fine, si associano con Peter Harris (ex direttore di gabinetto di Al Gore), Mark Ferguson e Peter Knight (due ex assistenti di Blood presso la Goldman Sachs) ed infine con Henry Paulson (all’epoca direttore generale di Goldman Sachs, ma che si ritirerà quando diverrà il segretario al Tesoro dell’amministrazione Bush).

Il Climate Exchange Plc apre alle Borse di Chigago (Stati Uniti) e Londra (Regno Unito), così come delle filiali a Montreal (Canada), Tianjin (Cina) e Sydney (Australia).

Accumulando le azioni bloccate in occasione della creazione della holding con quelle che ha acquisito dopo l’appello pubblico, Richard Sandor detiene quasi il quinto delle azioni. Il resto è principalmente diviso tra mega fondi speculativi: Invesco, BlackRock, Intercontinental Exchange (di cui Sandor è anche amministratore), General Investment Management e DWP Bank. La capitalizzazione borsistica ammonta oggi a più di 400 milioni di sterline. I dividendi versati agli azionisti nel corso dell’anno 2008 ammontano a 6.3 milioni di sterline.

Ingenuamente, i membri dell’Unione Europea sono i primi ad aderire alla teoria dell’origine umana del riscaldamento climatico e a ratificare il Protocollo. Ma, affinché entri in vigore, hanno bisogno della Russia. Quest’ultima non ha nulla da temere in quanto il tetto di emissioni assegnatole non le è vincolante, visto il suo arretramento industriale dopo la dissoluzione dell’URSS. Essa si fa tuttavia pregare, per poter chiedere in cambio l’appoggio dell’Unione Europea per la sua adesione all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Alla fine, il Protocollo entra in vigore nel 2005.

2002: il quarto « vertice della Terra » a Johannesburg e il richiamo delle priorità di Jacques Chirac

Il vertice decennale di Johannesburg (Africa del Sud) non interessa gli Stati Uniti più di quello di Nairobi. La loro agenda del momento è orientata esclusivamente verso la guerra globale al terrorismo. Le questioni ambientali devono attendere. George W. Bush evita la trasferta e invia il segretario di Stato Colin Powell a pronunciare un breve discorso, mentre l’equipaggio impaziente del suo aereo accende i motori.

La conferenza abbandona lo stile kermesse internazionale di Rio e si concentra su dei temi precisi: l’accesso all’acqua e alla sanità, l’esaurimento in arrivo ed il prezzo delle energie non rinnovabili, l’ecologia dell’agricoltura, la diversità delle specie animali. Il clima non è che una questione tra molte altre.

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A Johannesburg, Jacques Chirac chiede un cambio di priorità: l’urgenza non è la caccia a Bin Laden, ma lo sviluppo pulito.






Il vertice diventa subito teatro di uno scontro quando il presidente francese Jacques Chirac esclama: « La nostra casa brucia e noi guardiamo altrove. La natura, mutilata, troppo sfruttata, non pare più ricostituirsi e noi ci rifiutiamo di ammetterlo. L’umanità soffre. Soffre di cattivo sviluppo, al Nord come al Sud, e noi restiamo indifferenti » [2]. Il suo discorso suona come una requisitoria contro gli Stati Uniti. No, la caccia a Osama Bin Laden non è la priorità, ma è lo sviluppo dei paesi poveri e l’accesso da parte di tutti ai beni essenziali.

Furiosi, gli alti funzionari della delegazione americana sabotano i negoziati. Mentre sta istallando il centro di tortura di Guantanamo e le prigioni segrete in 66 paesi, l’amministrazione Bush si erge ad esempio morale e condiziona tutti gli impegni da parte sua a delle concessioni degli Stati del sud in materia di diritti dell’uomo e di lotta contro il terrorismo. Nessun importante documento finale viene adottato.

Copenaghen, aspettando il vertice della Terra del 2012

È nel 2012 che dovrebbe tenersi il quinto vertice della Terra e la revisione del Protocollo di Kyoto. Tuttavia Washington e Londra hanno deciso di trasformare la XV conferenza sui cambiamenti climatici in un grande appuntamento intermediario. La nuova politica anglosassone intende utilizzare il riscaldamento climatico per far avanzare i suoi due maggiori obiettivi: salvare il capitalismo e appropriarsi della facoltà dell’ONU a scrivere il diritto internazionale.

Bisogna constatare che l’economia statunitense è in panne e non sembra uscire dalla sua crisi interna. Gli statunitensi non producono più grandi cose, eccetto le armi, mentre i beni che consumano vengono fabbricati da un Cina sempre più prospera. La prima soluzione risiede in un cambiamento del capitalismo. È giunto il tempo di rilanciare la speculazione orientandola verso i permessi di inquinare negoziabili, di rilanciare il consumo coi prodotti ecologici e di rilanciare il lavoro con i lavoro verdi [3].

D’altra parte, incontrando la globalizzazione forzata sempre più resistenze, conviene farla accettare presentandola in altro modo. Si dirà che le tematiche ambientali necessitano di un governo globale, e che gli Stati Uniti devono assumerne il comando. Perciò, bisogna prima di tutto dimostrare l’inefficacia dell’ONU in materia.

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L’ex-vicepresidente degli Stati Uniti, Al Gore, diventato consigliere speciale della Corona Britannica, ha ottenuto il Premio Nobel della Pace per il suo film propagandistico "Una scomoda verità".

 

 


La conferenza di Copenaghen è stata preceduta da una lunga a potente campagna di propaganda. A cominciare dal film di Al Gore, An Inconvenient Truth, presentato al Festival di Cannes 2006, e che gli è valso il premio Nobel per la pace nel 2007. L’ex vice presidente degli Stati Uniti, di cui si è dimenticato il doppio gioco in merito al Protocollo di Kyoto, si presenta come un convinto militante. Per difendere la sua nobile causa, egli vi consacrerebbe volentieri il suo tempo libero. In realtà, ha realizzato questo documentario ed intrapreso una tournée promozionale in qualità di consigliere pagato dalla Corona britannica, vero committente dell’operazione. Al Gore è uno specialista della manipolazione delle masse. È lui che aveva architettato, alla fine del XX secolo, la grande angoscia millenarista del « millennium bug ». Aveva all’epoca stimolato la creazione di un gruppo di esperti dell’ONU, l’IY2KCC – in tutti i punti comparabile al IPCC – per dare l’apparenza di un consenso scientifico attorno ad un problema minore gonfiato ad arte [4].

Al film di Al Gore si aggiungono altri documentari e fiction. Così, il film Home del fotografo francese Yann Arthus-Bertrand, è diffuso a livello mondiale dal PNUA, il 5 giugno 2009. O ancora, il film hollywoodiano del tedesco Roland Emmerich, 2012, in cui mette in scena l’affondamento della crosta terrestre sotto le acque ed il salvataggio dei capitalisti più ricchi grazie a due moderne arche di Noè, mentre i poveri vengono inghiottiti dai flutti.

In teoria la conferenza di Copenaghen doveva regolare la questione dei gas serra determinando dei tetti d’emissione e degli aiuti ai paesi in via di sviluppo. In realtà, Londra e Washington intendevano spingere gli europei a abbassare essi stessi i limiti fissati dal Protocollo di Kyoto – per aumentare il volume dei permessi negoziabili e quindi la speculazione borsistica – e far fallire la conferenza per preparare l’opinione pubblica mondiale ad una soluzione non di competenza ONU.

Molto a suo agio in questa mascherata, il presidente russo Dmitry Medvedev ha preparato un bluff che può costare caro al suo paese. Ha deciso di prendere un radicale e spontaneo impegno. Annuncia agli europei dell’ovest che Mosca si allinea alle loro esigenze e ridurrà le sue emissioni di gas serra dal 20 al 25% rispetto al 1990 entro il 2020. Meglio di così? Impossibile!

A parte il fatto che essendo le emissioni russe ridotte del 34% tra il 1990 e il 2007 a causa del crollo industriale dell’era Eltsine, il presunto impegno del Cremlino per la riduzione gli lascia la possibilità di un incremento che va dal 9 al 14%!

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Contro le regole delle Nazioni Unite, Nicolas Sarkozy utilizza il pretesto dell’urgenza climatica per costituire un direttorio incaricato di redigere la dichiarazione finale della conferenza di Copenaghen al posto dell’assemblea generale.

 





Senza sorpresa, gli anglosassoni fanno avanzare le loro pedine appoggiandosi sul presidente francese Nicolas Sarkozy, contentissimo di vedersi affidare il ruolo di deus ex machina. Arrivando a riunione in corso, denuncia la mancanza di volontà dei suoi omologhi e convoca una riunione improvvisata con qualche capo di Stato e di governo [5]. Senza traduttori, seduti su scomode sedie, alcuni grandi del mondo si prestano al gioco. Su un angolo del tavolo in fòrmica, buttano giù buone intenzioni che vengono presentate come panacea di tutti i mali. Il « pianeta » è salvo, ognuno può tornare a casa propria. In realtà, questa messa in scena mira unicamente a preparare l’opinione pubblica mondiale alle decisioni che bisognerà imporre al « vertice della Terra » del 2012.

Completamente fuori dal coro, il presidente venezuelano Hugo Chàvez ripone in causa la problematica del vertice senza quindi scoraggiare le associazioni ecologiste che manifestano davanti il centro in cui si tiene la conferenza. Stigmatizza la ricetta sarkoziana che consiste nello stendere una dichiarazione finale tra Stati autoproclamatisi « responsabili », per poi ad imporla alla comunità internazionale. Denuncia una mascherata che permette ad un capitalismo senza coscienza di occultare le sue responsabilità e di rifarsi una verginità [6]. Riprende a sua volta uno slogan scandito dai manifestanti all’esterno: « Non cambiate il clima, cambiate il sistema! ».

Cochabamba, l’anti-Copenaghen

Il suo omologo boliviano Evo Morales trae delle conclusioni del vertice di Copenaghen. È chiaro a suo avviso che le grandi potenze giocano con l’ambiente. Su questo tema, come su ben altri, intendono fare i loro affari tra loro a scapito del terzo mondo. Tuttavia, la presenza di una folla di militanti delle associazioni all’esterno della conferenza lascia sperare in una volontà planetaria ben diversa.

Il presidente Morales convoca allora una « Conferenza Mondiale dei Popoli sul cambiamento climatico e i diritti della Terra Madre ». Si tiene quattro mesi dopo a Cochabamba (Bolivia). Superando tutte le previsioni, più di 30 000 persone vi partecipano e 348 governi vi si fanno rappresentare. Il suo ambiente ricorda allo stesso tempo il vertice della Terra di Rio e i forum sociali mondiali. Ma ciò che è in gioco è differente. A Rio, il gabinetto delle relazioni pubbliche Burson-Marsteller aveva valorizzato alcune associazioni per legittimare le decisioni prese a porte chiuse. A Cochabamba, è il contrario: le associazioni che sono state escluse dalla conferenza di Copenaghen sono divenute decidenti. Il confronto coi forum sociali non funziona più: essi intendono contestare il Forum economico di Davos e si sono esiliati all’altro capo del mondo per evitare gli scontri che si sono visti in Svizzera. Questa volta, è l’ONU che si contesta. Evo Morales ha preso atto del fiasco di Copenaghen e della volontà delle grandi potenze di passare oltre le assemblee generali. Egli si appoggia sulla società civile contro i governi occidentali.

Evo Morales ed il suo ministro degli affari esteri David Choquehuanca affrontano le tematiche ambientali a partire dalla loro cultura di indiani aymara [7]. Mentre gli occidentali dicono di sapere quanto occorre limitare le emissioni di gas serra per non perturbare più il clima, essi affermano che non si più continuare con tali emissioni quando esse sono ritenute pericolose, che sia vero o falso. Rompendo con la logica dominante, rigettano il principio dei permessi negoziabili. Per loro, non si dovrebbe permettere, e ancor meno vendere, ciò che è considerato disastroso. A partire da ciò, essi presentano un completo cambiamento di paradigma. Gli Stati sviluppati, i loro eserciti e le loro imprese multinazionali, hanno ferito la terra adottiva, mettendo in pericolo tutta l’umanità, mentre i popoli autoctoni hanno dato prova della loro capacità a preservare la Terra Madre. La soluzione è dunque politica: la gestione dei grandi spazi deve essere restituita ai popoli autoctoni, mentre le multinazionali devono rispondere dei danni che hanno commesso di fronte ad un tribunale internazionale.

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La conferenza di Cochabamba afferma la capacità dei popoli autoctoni di riuscire là dove gli Occidentali hanno fallito. Da sinistra a destra: Hugo Chávez, Davide Choquehuanca e Evo Morales.




La Conferenza dei Popoli chiama all’organizzazione di un referendum mondiale per istituire una Giustizia climatica ed ambientale, e per abolire il sistema capitalista.

Secondo un metodo già applicato a numerosi vertici internazionali che sfuggono al controllo degli anglosassoni, una campagna mediatica viene immediatamente lanciata da Washington per soffocare il messaggio. Si sviluppa una polemica sui propositi deviati del presidente Morales [8]. Comunque sia, l’ideologia occidentale verde non ottiene più l’unanimità.

L’albero che nasconde la foresta

Durante i 40 anni di discussione ONU circa l’ambiente, le cose non sono affatto migliorate, al contrario. Ma è stato realizzato un incredibile insieme di abili trucchi: la responsabilità degli Stati è stata dimenticata, quella delle multinazionali è stata occultata, mentre quelle degli individui è stata stigmatizzata. L’albero nasconde la foresta.

Nei vertici internazionali, nessuno tenta di valutare il costo energetico delle guerre in Afghanistan e in Iraq, includendo il ponte aereo quotidiano che permette di trasportare la logistica degli Stati Uniti sul campo di battaglia, compresa la razione per i soldati.

Nessuno misura le superfici abitabili contaminate dalle munizioni all’uranio impoverito, dai Balcani alla Somalia, passando per il Grande Medio Oriente.

Nessuno ricorda le superfici agricole distrutte dalle fumigazioni nell’ambito della guerra alle droghe, in America Latina o in Asia Centrale; né quelle rese sterili dallo spargimento dell’agente arancio, dalla giungla vietnamita ai palmeti iracheni.

Fino alla conferenza di Cochabamba, la coscienza collettiva ha dimenticato l’evidenza che i maggiori colpi all’ambiente non sono la conseguenza di stili di vita specifici, né dell’industria civile, ma delle guerre intraprese per permettere alle multinazionali di sfruttare le risorse naturali, e lo sfruttamento senza scrupoli di tali risorse da queste multinazionali per alimentare gli eserciti imperiali. Ciò ci riporta al nostro punto di partenza, quando U Thant proclamava il « giorno della Terra » per protestare contro la guerra in Vietnam.

Thierry Meyssan
*Giornalista e scrittore, presidente del Réseau Voltaire.

Traduzione a cura di Matteo Sardini (Eurasia Rivista)


[1] Tutti i rapporti dell’IPCC sono disponibili in inglese, francese e spagnolo sul sito internet del Gruppo.

[2] « Discours de Jacques Chirac au sommet mondial sur le développement durable de Johannesburg », 2 settembre 2002.

[3] « La muta della finanza mondiale e la speculazione verde », di Jean-Michel Vernochet, Rete Voltaire, 8 aprile 2010.

[4] « Il n’y a pas de consensus scientifique à l’ONU », di Thierry Meyssan, Réseau Voltaire, 17 dicembre 2009.

[5] « Intervention au sommet de Copenhague sur le climat », di Nicolas Sarkozy, Réseau Voltaire, 17 dicembre 2009.

[6] « Discurso en Copenhague », di Hugo Chávez Frías, Red Voltaire, 16 dicembre 2009.

[7] Vedere la sua tribuna libera sul Los Angeles Times: « Combating climate change : lessons from the world’s indigenous peoples »  (disponibile sul dito di Voltaire Network)

[8] Evo Morales aveva denunciato le conseguenze sanitarie per gli uomini delle carni agli ormoni femminili. I suoi propositi sono interpretati come omofobi.
Questa tecnica di screditamento è classica. Viene in mente pensando alla campagna mediatica contro Papa Giovanni Paolo II dopo il suo discorso alla Grande Moschea di Damasco o a quella contro il primo ministro malese in seguito al suo discorso davanti la Conferenza Islamica.

Fonte:voltairenet.org

mercoledì 2 giugno 2010

La complicità dell'America nel male

di Paul  Craig Roberts

israel-usa-flotilla Mentre scrivo alle  alle 5 del pomeriggio di  Lunedi, 31 maggio, è passata un'intera giornata dalle notizie del mattino sull'attacco israeliano alle navi inoffensive che portavano aiuti umanitari a Gaza, e non vi è stata alcuna risposta da parte del Presidente Obama se non per dire che lui ha bisogno di conoscere  "tutti i fatti riguardanti gli eventi tragici di questa mattina" e che il primo ministro israeliano Netanyahu aveva annullato i suoi piani di incontrarsi con lui alla Casa Bianca.

Così Obama ha reso l'America complice ancora una volta della barbarie dei crimini di guerra di Israele. Proprio mentre il Congresso americano votava l'approfondita relazione del giudice Goldstone sui crimini di guerra di Israele commessi durante l'invasione di Gaza del Gennaio 2009, Obama ha liquidato l'ultimo atto di profonda barbarie di Israele facendo finta di non sapere cosa era successo.

Nessuno al mondo crederà che Israele ha attaccato  in acque internazionali navi che trasportavano  cittadini israeliani, un premio Nobel, politici eletti, e ha intercettato gli attivisti umanitari che portavano medicinali e materiali da costruzione ai palestinesi a Gaza, che vivono tra le macerie delle loro case, senza riparo nè farmaci a partire dal gennaio 2009, senza prima pianificare il reato con il suo protettore americano. Senza la protezione degli Stati Uniti, Israele, uno stato del tutto artificiale, non potrebbe esistere. Nessuno al mondo crederà che un aereo spia americano non ha rilevato i movimenti della forza di attacco israeliana verso le navi di aiuti in acque internazionali in un atto di pirateria, uccidendone 20, ferendone 50, e sequestrando tutto il resto delle persone. La pretesa di ignoranza di Obama conferma la sua complicità.

Ancora una volta il governo degli Stati Uniti ha permesso allo stato israeliano di assassinare persone buone note per la loro coscienza morale. Lo stato israeliano ha dichiarato che chiunque abbia una coscienza morale è un nemico di Israele, e ogni presidente americano, tranne Eisenhower e Carter ha accettato.

Il silenzio di 12 ore di Obama di fronte alla barbarie estrema è il suo segnale ai  media corporativi controllati  di restare ai margini fino a quando la propaganda israeliana non abbia imbastito una storia.

La storia di Israele, ridicola come sempre, è che i filantropi su una delle navi hanno preso due pistole da un commando israeliano, soldati altamente addestrati muniti di armi automatiche, e hanno sparato contro la forza d'attacco. Il governo israeliano sostiene che la risposta del commando '(70 vittime secondo l'ultimo report) è stata una giustificata autodifesa. Israele è innocente. Israele non ha fatto nulla, tranne far scendere da elicotteri un commando a bordo, al fine di intercettare una spedizione di armi diretta agli abitanti di Gaza trasportate da navi guidate da terroristi.

Molti cristiani evangelici, persuasi dai loro pastori che è volontà di Dio che gli americani proteggano Israele, crederanno alla storia di Israele, soprattutto perchè è improbabile che ascolteranno mai tutti gli altri. I conservatori americani, specialmente durante il Memorial Day, quando si festeggiano le gesta armate americane, potranno ammirare Israele per la sua durezza. Qui nel nord della Georgia dove mi trovo in questo momento, ho sentito dire a molti, con ammirazione: "Loro, gli israeliani, non sopportano".

I conservatori americani vogliono che gli Stati Uniti siano come Israele. Non capiscono perché gli USA non smettono di pisciare intorno  dopo nove anni e continuano a combattere i talebani in Afghanistan. Non capiscono perché gli Stati Uniti non abbiano sconfitto chiunque si opponesse alle  forze americane in Iraq. I conservatori sono furiosi perchè l'America ha dovuto "vincere" la guerra comprando gli  iracheni e mettendoli sul libro paga degli Stati Uniti. Israele uccide le persone e poi incolpa le vittime. Questo attira i conservatori americani, che vogliono che gli Stati Uniti facciano altrettanto.

E' probabile che gli americani accetteranno la storia del propagandista israeliano Mark Regev, secondo cui gli israeliani sono stati raggiunti dal fuoco micidiale mentre cercavano di intercettare una spedizione di armi per i terroristi palestinesi proveniente dall'IHH,  un'organizzazione radicale islamista turca che si nascondeva sotto la copertura degli aiuti umanitari.

Gli americani non potrànno mai sentire dai media Usa che il premier turco Erdogan ha dichiarato che le navi di aiuti sono state accuratamente controllate prima della partenza dalla Turchia e che non vi erano terroristi o armi a bordo: "Voglio dire al mondo, ai capi di Stato e ai governi, che queste barche partite dalla Turchia e da altri paesi sono state controllate in modo rigoroso nel quadro delle regole di navigazione internazionale e sono state caricate solo con aiuti umanitari".

La Turchia è un alleato degli Stati Uniti, un membro della NATO. La cooperazione della Turchia è importante per il  piano americano di egemonia mondiale. Erdogan deve interrogarsi sulla moralità del protettore americano di Israele. Secondo un rapporto di  antiwar.com, il governo turco ha dichiarato che "le future navi di aiuti saranno inviate con una scorta militare in modo da evitare futuri attacchi israeliani." La CIA ucciderà Erdogan o pagherà i militari turchi per abbatterlo? Murat Mercan, capo della commissione esteri della Turchia in materia di relazioni, ha detto che la dichiarazione di Israele csecondo cui c'erano terroristi a bordo delle navi di aiuti è stato il modo di Israele di coprire il suo crimine.

Mercan ha dichiarato: "Qualsiasi affermazione che i membri di questa nave sono collegati ad al-Qaeda è una grande bugia, perché a bordo della nave ci sono i civili israeliani, le autorità israeliane, i parlamentari israeliani".

Lo stato criminale di Israele non nega il suo atto di pirateria. Il portavoce militare israeliano, Avital Leibovich, ha confermato che l'attacco è avvenuto in acque internazionali: "Questo è avvenuto nelle acque al di fuori del territorio israeliano, ma abbiamo il diritto di difenderci". Gli Americani, e i loro Stati  fantoccio dell'europa occidentale e lo stato fantoccio del Canada, si faranno persuadere dai servili media a bersi  la storia inventata dalla propaganda israeliana che le navi di aiuti umanitari erano presidiate dai terroristi per portare armi ai palestinesi a Gaza, e che i terroristi fingendo di essere attivisti umanitari hanno attaccato  la forza dei commandos israeliani con due pistole, bastoni, e coltelli. Molti americani ingoieranno questa storia senza un singhiozzo.

Paul Craig Roberts è stato un editore del Wall Street Journal e Assistente Segretario del Tesoro degli Stati Uniti. Il suo ultimo libro, HOW THE ECONOMY WAS LOST, appena pubblicato da CounterPunch / AK Press. Può essere raggiunto all'indirizzo: PaulCraigRoberts@yahoo.com

Traduzione di Dakota Jones
Fonte: Counterpunch.org

martedì 1 giugno 2010

End Israeli Impunity Now

By Cynthia McKinney*
31 May, 2010

mckinney Cynthia McKinney Mourns the Dead of the Freedom Flotilla to Gaza: People of the U.S. and the world must end Israeli impunity now!

I am outraged at Israel's latest criminal act. I mourn with my fellow Free Gaza travelers, the lives that have been lost by Israel's needless, senseless act against unarmed humanitarian activists. But I'm even more outraged that once again, Israel's actions have been aided and abetted by a U.S. political class that has become corrupted beyond belief due to its reliance on Zionist finance and penetration by Zionist zealots for whom no U.S. weapons system is too much for the Israeli war machine, and the silence of the world's onlookers whose hearts have grown cold with indifference.

I recently visited the offices of IHH, the Turkish humanitarian organization that sponsored one of the Freedom Flotilla boats, and that was targeted by the Israelis for its murderous rampage. Reports are still coming in as to the full extent of the senseless Israeli violence. Of course, I expect Israel's apologists in the press and in the United States government to shift into high gear to support Israel's lying machine. Take note of their names. The 12,000 internet squatters/written word grenade throwers, hired by the Israeli Foreign Ministry to defend Israel and attack peace activists online, are already busy spreading their orchestrated disinformation in cyberspace. Be very careful what you read and believe from special interest press and the internet. You could be reading one of Israel's hired hacks. As a news diversion from what Israel has just done, I suspect that we can also expect to see a lot of historical footage of war's atrocities on television: today is Memorial Day in the United States, a day long ago set aside to remember the sacrifices of U.S. war dead.

I encouraged and supported U.S.S. Liberty veteran Joe Meadors's participation in the Freedom Flotilla. Unfortunately, the fate of the U.S.S. Liberty innocents on the high seas, while in international waters, has now been visited upon the participants in the Freedom Flotilla, in large measure because of the Congressional- and Presidential-level cover-up of the 1967 Israeli attack on that U.S. surveillance ship. Combined with the failure of just about every other effort to hold Israel accountable for its crimes against humanity, war crimes, genocide, and crimes against the peace. Belgium and Spain changed their domestic laws of universal jurisdiction after Israeli appeals to do so. The entire musical chairs gang of rotating Israeli leadership are war criminals. During my imprisonment in Israel for attempting to take crayons to the children of Gaza, I called Israel a failed state. If Israel is threatened by unarmed, humanitarian activists to the point of massacring them, then Israel is a failed state. Israel is a failed nuclear state.

Obama's most recent granting of an additional $205 million for Israeli "missile defense" is unconscionable, when in the same week, reports revealed for the first time, Israel's offer of nuclear weapons to apartheid South Africa. Just last week, a paper bearing the signature of former Israeli Prime Minister, Shimon Peres, was released by South Africa, revealing that in 1975, Israel could offer South Africa nuclear weapons "in three sizes." South Africa's then-Minister of Defense, P.W. Botha, was South Africa's signatory to the letter. This information would make the entire Obama Administration look sadly farcical as it points an accusing finger at Iran, except that U.S. obeisance to the Israeli bloodthirst is deadly serious. With deadly outcomes.

Earlier this month, Israel was granted admission to the Organization of Economic and Community Development (OECD), a direct affront to ongoing Boycott, Divestment, Sanctions (BDS) efforts across the world. Once again, Israel has thumbed its nose at the global community--with bloody results--because it can.

I am proud to serve on the Bertrand Russell Tribunal on Palestine. Its next sitting will be in London, where we will examine corporate complicity in Israel's crimes against Palestine. The Tribunal will sit from November 5 - 7. Please put this on your calendar. We all must do what we can, where we are to end wars against the people at home and wars against human rights abroad.

Finally, a friend just sent a message to me saying that the Israelis had lost their minds. Sadly, based on the past, the Israelis could very well conclude that they can do anything--imprison me for trying to take love to the children of Gaza and kill humanitarian activists trying to do the same--because they know, in the end, they'll get away with
it. Instead, I would suggest that we are the ones who have lost our minds, our souls, our spirits, and our human dignity if we allow the Israelis to get away with murder--again--and we do nothing.

I am calling on the people of the United States to change course now.

On this Memorial Day 2010, I am stunned and outraged beyond belief while mourning the dead of the Freedom Flotilla to Gaza.

Source:Countercurrent.org

*Cynthia Ann McKinney (born March 17, 1955) is a former US Congresswoman and a  member of the Green Party since 2007