mercoledì 31 ottobre 2012

Se anche in Cina…

di Maria Rita D’Orsogna
dal Blog
No all’Italia Petrolizzata

Protesters-shout-slogans-during-a-march-on-Sunday-against-plans-to-expand-a-petrochemical-plant-in-Ningbo-Zhejiang

People want not only fresh air and clean water, they want a stronger voice about what’s happening around them

Sono tornata a casa, a Los Angeles dopo un mese di incontri, avventure di vario genere, persone, storie, stanchezza, petrolieri infiltrati, mucche, laghi, città d'arte e mani da stringere.

Delle tante cose di cui parlare, una che mi colpisce accade in Cina.

Ci sono stata l'anno scorso a Pechino, e prima ancora a Shangai. Il cielo di Novembre un anno fa era pesante, grigio anche quando si intravedeva un pallido sole, e l'aria si sentiva che era sporca. Ricordo un grande senso di affollamento, di martellamento mediatico, nel metrò, per strada e in generale si vedevano proprio le due facce della nazione: la voglia di progresso, di parlare e confrontarsi con gli occidentali, ma anche un disordine urbano, sociale, senza ordine. Al paragone le città americane sembrano bastioni di eleganza e di grazia.

Ricordo anche che quando feci il mio talk sul petrolio d'Abruzzo e d'Italia all'Università di Pechino, proprio un anno fa, gli studenti mi dissero che cose del genere non sarebbero mai potute succedere lì: il governo centrale è troppo forte, arrivano, decidono, e chi si è visto si è visto, incuranti del popolo e che per questo la gente neanche si scomoda a porseli certi problemi.

E invece… invece la protesta popolare riesce a smuovere le montagne anche in Cina.

Cemento tossico, ora è legale

Pubblicato da barbaranotav
Dietro il Sipario

ecomafia

C'era da aspettarselo da dei tecnici della morte. Come c'era da aspettarsi questo silenzio assordante, soprattutto da parte della solita complice "comunità scientifica" venduta per un piatto di lenticchie.  Così come la società civile ed i politically correct che nonostante abbiano scritto perfino libri in merito alla connivenza della politica con la malavita, nel Lazio e in Lombardia (chissà perché non in Toscana-Emilia-Umbria) niente hanno da dire su questo provvedimento esperito dal "presentabile" ministro medico Clini. Peraltro indagato per la questione dell'inceneritore di Verbania. Pagheremo lo smaltimento dei rifiuti per ritrovarceli nelle mura di casa. Un humour davvero british di questo manipolo di golpisti banchieri al governo. Barbara

Incenerimento nei cementifici... Siamo alla frutta

Il governo “tecnico” osa quanto né Pdl né Pd hanno mai osato
Ernesto Ferrante

L’incubo dei comitati ambientalisti di tutta Italia, sta per divenire realtà. I rifiuti, tra non molto, potranno essere bruciati nei cementifici. Ciò che non è riuscito ai governicchi politici dell’ultimo quindicennio, soprattutto per l’opposizione dei gruppi civici di tutela ambientale, sta per essere messo a punto dal governo “tecnico” (mai legittimato dal popolo) dei professori della miseria, con il timbro in calce del ministro dell’Ambiente Corrado Clini.

Il bene comune

di Gianni Lannes
Su la testa!

cielo bianco

L’Italia, il nostro Paese, sembra privo di memoria, di slancio, di altruismo e di compassione. Per dirla con Carlo Levi: “Nessuno ha toccato questa terra se non come un conquistatore o un nemico o un visitatore incomprensivo”. Sembra un Paese diverso da quello in cui sono nato, un Paese che amavo tanto e che voglio lasciare. Non so bene cosa avrei dovuto dirvi per questo commiato.

Mi hanno sempre detto: “metti amore in ciò che scrivi”. Io invece sono andato con rabbia in un’altra direzione. Giuseppe Fava mi ha insegnato una regola semplice e precisa: “Scrivi  ciò che vedi, senza farti condizionare dal contesto. Scrivi la verità che riesci a ricostruire senza reticenze”.

Cosa si può fare? I giornalisti hanno un grande potere, ma non lo usano quasi mai per il bene comune. Quelli che lo adoperano, in genere, vengono uccisi senza pietà: Mauro De Mauro, Peppino Impastato, Graziella De Palo, Italo Toni, Giuseppe Fava, Mauro Rostagno, Giovanni Spampinato, Giancarlo Siani, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin (solo per ricordarne alcuni ammazzati sul campo per rendere il nostro un Paese migliore).

Il poeta Pier Paolo Pasolini quando scrisse IO SO, non scherzava. Egli era uno scrittore unico, una persona “che cerca di seguire tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l’arbitrarietà, la follia e il mistero”.

Perché l’America possa vivere, l’Europa deve morire

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Russell Means, di nome Oyate Wacinyapin (Colui che Lavora per il Popolo) in lingua  lakȟótiyapi (idioma Lakota), “l’Indiano d’America più famoso dai tempi di Toro Seduto e Cavallo Pazzo” secondo il L.A. Times, è morto lunedì 22 ottobre, all’età di 72 anni.

Si è battuto a lungo per rivendicare i diritti naturali degli Indiani USamericani, da Alcatraz (1969) a Wounded Knee (1973), a The Longest Walk (1978) fino alla Repubblica di Lakotah, che ha proclamato nel 2007.

Questo è il suo più famoso discorso, pronunciato nel luglio 1980, davanti a migliaia di persone da ogni parte del mondo radunate in occasione del “Black Hills International Survival Gathering”, il Raduno internazionale per la salvaguardia delle Colline nere (Black Hills) nella riserva di Pine Ridge, nel South Dakota.

L’unica possibile apertura di una dichiarazione come questa è che detesto la scrittura. Il processo in sé incarna il concetto europeo di “pensiero legittimo”: ciò che è scritto ha un’importanza che è negata al parlato. La mia cultura, la cultura Lakota, ha una tradizione orale, quindi di solito mi rifiuto di scrivere. Questo è uno dei modi in cui il mondo bianco distrugge le culture dei popoli non europei, attraverso l’imposizione di un’astrazione sul rapporto parlato di un popolo.

Quindi, quello che leggerete qui non è quello che ho scritto. È quello che ho detto e che qualcun altro ha scritto. Ho permesso questo perché sembra che l’unico modo per comunicare con il mondo bianco sia attraverso le foglie secche, morte, di un libro.

Non mi importa se le mie parole arrivano ai bianchi o meno. Loro hanno già dimostrato con la loro storia che non sono in grado di sentire, non possono vedere, ma possono solo leggere (ovviamente, ci sono delle eccezioni, ma le eccezioni confermano solo la regola).

Sono più preoccupato di farmi sentire dalla gente indiana americana, studenti e altri, che hanno cominciato a farsi assorbire dal mondo bianco attraverso le università e altre istituzioni. Ma anche in questo caso si tratta di una sorta di preoccupazione solo marginale.

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venerdì 26 ottobre 2012

La nostra salute non si cede!

di Monia Benini
Teste Libere

Il Parlamento Europeo ha approvato un testo che consente anche ad aziende farmaceutiche ben precise di penetrare in maniera ancora più dirompente nei mercati dei paesi membri. Fra queste c'è anche una multinazionale gigantesca, che si è accaparrata ad esempio la fornitura dei generici in molti ospedali greci. Ma si tratta di un'azienda che ha prodotto studi contraffatti sull'efficacia dei farmaci, ha cure la cui inefficacia è stata dimostrata, ha medicinali contaminati con tossine, ecc... Questo è solo un esempio di come la politica si pieghi alle esigenze delle multinazionali del farmaco e di come la nostra salute sia offerta su un vassoio d'argento agli artigli di speculatori.

Fonte: Teste Libere 25 Ottobre 2012

martedì 23 ottobre 2012

L’Unione Europea e i “diritti umani”: la farsa continua

di Enrico Galoppini
European Phoenix

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L’Unione Europea comincia a fare sul serio. In ossequio alla nuova pseudo-religione dei “diritti umani”, della cui “violazione” accusa chi, a turno, finisce nel mirino della Nato[1], a Bruxelles hanno nominato un “rappresentante speciale” per i diritti umani, il greco Lambrinidis, nominato dall’inglese Lady Ashton, “Alto Rappresentante per gli Affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE”[2].

Si parte con un “piatto forte”, la Siria, sulla quale egli dovrà lavorare a braccetto con Human Rights Watch per convincere i recalcitranti in sede Onu (quelli contro cui certi “sceicchi” lanciano anatemi) a deferire presso la Corte Penale Internazionale gli autori di “crimini” nel paese vicino-orientale. Ovviamente è già stabilito in anticipo chi sono i “criminali”. Le vicende dell’ex Jugoslavia stanno a dimostrarlo ampiamente.

Ad esempio ieri è esplosa una bomba in pieno centro a Damasco, nel quartiere di Bab Touma (“La porta di Tommaso”, a maggioranza cristiana), facendo una strage, la solita carneficina per la quale nessun “tribunale internazionale” incriminerà mai nessuno.

Ammesso che a questi “diritti umani” corrisponda qualcosa di concreto e di veramente universale, hanno poco da insegnare gli inglesi in materia di “diritti umani”.

Vogliamo parlare dell’Irlanda del Nord? Cito volutamente questo caso, perché sarebbe troppo facile tirare in ballo l’Iraq (che gli inglesi hanno invaso dal sud), o altri tristi precedenti, quali la totale rovina dell’India operata due secoli or sono o le “Guerre dell’oppio”, autentico caso da manuale di devastazione di una nazione con la scusa di “diritti umani” ante litteram[3] e del “libero mercato”.

domenica 21 ottobre 2012

Un popolo odiato

Editoriale di Ida Magli
ItalianiLiberi

monti-ditSembrerebbe incredibile che si possa odiare la propria terra, la propria patria, i propri concittadini, addirittura lo Stato del quale si è il Presidente, al punto da auspicarne al più presto la consegna agli stranieri, la perdita della sovranità e dell’indipendenza. Eppure agli Italiani è successo anche questo nella loro terribile, lunghissima storia di odi e di tradimenti da parte dei loro governanti, re, imperatori, papi, parlamentari di ogni tendenza e di ogni partito. Quello che è nuovo nella situazione attuale è che i detentori del potere sembrano odiare anche se stessi, uccidono anche se stessi nel momento in cui odiano e uccidono gli italiani. Il quadro politico, infatti, dice chiaramente soltanto questo: se tutti si affaccendano  per prepararsi alle prossime elezioni significa che non si rendono conto di aver ridotto a grottesca finzione il parlamento approvando in massa i dittatoriali decretoni  dei “tecnici”.

Estelle, forti proteste per arrembaggio israeliano

Nena-News

La nave, dopo l'assalto delle forze militari israeliane, è stata portata ad Ashdod assieme ai passeggeri che denunciano abusi e negano che tutto si sia svolto senza violenza

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Una immagine notturna della "Estelle" nel porto di Ashdod (foto Tsafrir Abayov/Flash90)

Gerusalemme, 21 ottobre 2012, Nena News - Per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, la missione per Gaza della nave pacifista "Estelle" della Freedom Flotilla, sarebbe stata solo una «provocazione». Non la pensano allo stesso modo migliaia di sostenitori della nuova iniziativa contro il blocco della Striscia di Gaza che si preparano ad organizzare manifestazioni di protesta contro l'arrembaggio avvenuto in acque internazionali della "Estelle" attuato ieri dai commando israeliani e raduni in diverse città europee.

Le grandi manovre d’autunno di Stati Uniti ed Israele

di Antonio Mazzeo
Antonio Mazzeo Blog

Austere ChallengePrenderà il via tra la fine di ottobre e i primi giorni di novembre, durerà non meno di tre settimane e, secondo il Pentagono, sarà la “più grande esercitazione nella storia della lunga relazione militare tra Stati Uniti d’America e Israele”. Mentre le potenze occidentali con i paesi partner del Golfo scalpitano per intervenire militarmente in Siria e si acutizza lo scontro tra la Nato, l’Unione europea e l’Iran, le coste e il deserto israeliano stanno per ospitare un imponente war game in cui saranno simulati attacchi con missili balistici contro obiettivi terrestri e navali.

Austere Challenge 2012, il nome dell’esercitazione congiunta, vedrà il coinvolgimento di 3.500 militari statunitensi ed un migliaio di israeliani. Solo un terzo circa del personale Usa sarà però distaccato direttamente in Israele. Il resto opererà da alcune basi in Europa e nelle unità navali che stazioneranno nel Mediterraneo orientale.

Austere Challenge 2012 sarà l’ultima di una serie di esercitazioni che il Comando Usa in Europa, EUCOM, ha tenuto con Israele a partire dagli anni ‘90”, ha dichiarato il generale delle forze armate statunitensi, Craig Franklin. “Quest’esercitazione consentirà di dare ad entrambe le nazioni partecipanti un’ulteriore chance per costruire forti capacità di cooperazione militare e di relazioni strategiche, di promuovere la stabilità regionale ed aiutare Israele a mantenere una difesa nazionale di qualità”. Ai giornalisti, il generale Franklin ha negato che Austere Challenge sia stata pianificata in relazione “con eventuali eventi attualmente in corso a livello mondiale”, come ad esempio la “crisi nucleare in Iran” o in altre aree del Medio oriente, o “le elezioni negli Stati Uniti e in Israele”.

sabato 20 ottobre 2012

Parla con il tuo ministero e digli no all’Italia petrolifera

da Informare per Resistere
di Maria Rita D’Orsogna* (Sito)

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Ci dia l’esempio: una bella trivella nel suo giardino.

Qui il link del Ministero dello Sviluppo Economico

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di aprire una pagina per una “Consultazione” fra noi cittadini sulla strategia energetica da intraprendere a livello nazionale, come circolato da un email di Enzo di Salvatore.

Il link è qui, ed è abbastanza lungo e complicato. Secondo me è fatto non tanto a beneficio del cittadino medio, quanto per confondere le idee alla gente e per farci sentire piccoli e stupidi.

Si parla della SEN – una sigla che sta per “strategia energetica nazionale” e poi ci sono 24 domande.

.. Eh?

24 domande!

Addirittura!

24 domande che quasi ci vuole l’interprete – con parole auliche o scopiazzate dall’inglese in una sorta di linguaggio astruso in cui non si capisce niente.

Ma perché questi non possono scrivere in modo semplice, senza bisogno dell’azzecca garbugli?

O sono così  tecnici che si inventano un linguaggio per conto loro? Ripeto, secondo me, è solo per sceneggiatura, e per farci sentire che la democrazia è cosa loro e non nostra, come se per dire cosa pensi devi sapere il significato di cose fuori dal linguaggio e dalle preoccupazioni comuni.

Si parla di “partenariato pubblico-privato”, del titolo V della Costituzione, senza ricordare cosa dice il titolo V della Costituzione, dell’”assetto corrente”, della modernizzazione del sistema di “governance”, del “mercato retail”, della “policy”, del “surplus di potenza”,  della seconda e terza generazione di biocarburanti – e quali sarebbero di grazia? – del “mercato spot”,  di “hub”, della “borsa gas liquida”, di “audit energetici”, di “trade-off”.

venerdì 19 ottobre 2012

Le "non-elezioni" presidenziali 2012 degli Stati Uniti: quale marca di "fascismo", questa volta?

di Larry Chin
Global Research

obama-romneyOgni quattro anni, le sedie a sdraio di quel Titanic politico che è l'impero americano trovano una nuova sistemazione nello spettacolo coreografico di un'altra "elezione" presidenziale. La farsa 2012 è particolarmente disgustosa, le bugie sono più palesi e stridenti, mentre il mondo continua a bruciare.

E' fondamentale mettere a fuoco la  fredda e brutta realtà che il mondo affronterà con uno o l'altro dei due possibili occupanti della Casa Bianca.

Da un lato, l'amministrazione Obama, e il marchio tradizionale dell'imperialismo neoliberale,  del consenso internazionale, e del falso populismo nazionale. Dall'altra parte, con Mitt Romney e Paul Ryan, militante estremista di destra, un'agenda di guerra apocalittica e una politica nazionale di sadismo.

Gli interessi dell'elite (Council on Foreign Relations, Bilderberg, ecc) è doverosamente servita con Obama o Romney alla Casa Bianca. La questione per l'elite riguarda solo lo stile e l'esecuzione.

Obama è stato un facilitatore servile e protettore del mondo politico, un capitolatore insidioso e "uomo di consenso". Per i miliardari di Wall Street, del Pentagono, e i guerrafondai di Washington più spudoratamente corrotti, non c'è stato un dono più grande di Obama e della sua presidenza. Ma con Romney e Ryan, l'ordine del giorno sarà semplicemente accelerato e distruggerà più velocemente, più violentemente, con vero fervore teocratico maniacale.

Siria: L’emiro, Erdogan e Hollande… combattono la stessa guerra!

da Bollettino Aurora

Mouna Alno-Nakhal Mondialisation, 16 ottobre 2012
Copyright © 2012 Global Research

zone-tampon-turquie-290x300Alla vigilia del quattordicesimo vertice francofono tenutosi a Kinshasa, il 12-14 ottobre 2012, il presidente francese François Hollande ha indicato i buoni e i cattivi… la Palma d’oro è andata a due paesi: Qatar e Turchia, che ha omaggiato per il loro atteggiamento e/o comportamento, in quanto campioni della democrazia e/o dell’azione umanitaria in relazione al “conflitto siriano!”

I meriti dell’emiro del Qatar fanno colare molto inchiostro nel nostro bell’esagono, lasciamo che i nostri parlamentari e funzionari democratici, come il signor Yves Bonnet, ex prefetto ed ex direttore della DST, dibattano, come ha fatto su France 5. Poi, dopo aver sentito o letto i punti chiave dell’intervento del nostro Presidente su France 24, date un’occhiata qui sotto alle “cartine”, soprattutto quella corrispondente alla famosa “zona cuscinetto”, corridoio umanitario, area protetta, o come volete, lento a materializzarsi per i nostri governi, precedente e attuale, desiderosi di porre fine allo stato siriano, alla sua geografia, al suo popolo, alla sua cultura, alla sua storia e alle sue infrastrutture che non si è finito di demolire…

Un pezzo di carta, tra le altre carte, ridisegnato per le esigenze occidentali, un secolo dopo l’altro… semplice “ri-partizione” di un Medio Oriente da sempre ambito, e che sperano materializzarsi al momento convenuto, costi quel che costi!

giovedì 18 ottobre 2012

I “moderati”, il male del secolo XXI

di Enrico Galoppini
European Phoenix

moderati-sfilataAlcuni giorni fa, l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, nell’ambito delle “manovre” che condurranno alle elezioni del 2013, ha affermato, che per quanto riguarda il suo schieramento, il suo successore Monti può essere il riferimento, il candidato dei “moderati”.

È una vita che sento parlare di “moderati” e ancora non si capisce bene che razza d’individui siano.

Nella mente della maggioranza delle persone, “moderato” è il contrario di “estremista”, e questo basta a rendere il concetto positivo, senza porsi troppe questioni. L’estremismo, a pelle, non piace. Dà l’idea di gente pazzoide e pericolosa. E con questo si può anche comprendere la tranquillità che infonde pensare di essere governati da dei “moderati” piuttosto che da “estremisti”.

“Moderato”, di per sé, significa che “ha il senso del limite”, “è incline alla misura” e alla “temperanza” (che è una gran virtù, infatti tutte le religioni l’hanno incoraggiata).

Allora c’è qualcosa che non torna, se si pensa alle facce, alle parole, e in particolare alle azioni di certi “moderati”.

sabato 13 ottobre 2012

Un Nobel in ossequio all’Europa-colonia

barrosoIl premio è stato assegnato quest’anno all’Ue. Grande soddisfazione per gli eurocrati che però dimenticano che l’Europa è una colonia Usa

di Andrea Perrone
Rinascita

Oramai più nulla ci stupisce e la nostra Europa resta soltanto una colonia dell’impero a stelle e strisce, premiata per la sua sudditanza pluridecennale a Washington. È in estrema sintesi il giudizio di tutti coloro che si oppongono all’Europa-colonia, riguardo al premio Nobel per la pace assegnato quest’anno all’Unione europea.

Come al solito sono giunte immediate le dichiarazioni soddisfate dei Soloni di Bruxelles, primo fra tutti il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso (nella foto): “L’Ue è qualcosa di molto prezioso per il bene degli europei e del mondo”. E poi l’eurocrate ha ricordato che l’Unione europea è stata in grado di unificare e ricostruire i Paesi distrutti dalla guerra e infine unificato quelli usciti dalla Guerra Fredda. “È un grande onore per l’intera Unione europea, per tutti i 500 milioni di cittadini, aver ricevuto il Nobel per la pace”, ha osservato Barroso.

La motivazione di questo assurdo premio è stata spiegata dal Comitato norvegese, affermando che la decisione è stata “unanime”,  ma che l’Ue ha vinto il premio Nobel 2012 perché “per oltre 60 anni ha contribuito all’avanzamento della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani”. Viene da sorridere, per chi ne ha il coraggio a sentire le motivazioni.

Innanzitutto per tutti questi anni l’Europa ovvero quella sottospecie di unione di popoli, la cosiddetta Ue, è stata uno strumento degli interessi americani, una piattaforma da cui l’impero a stelle e strisce ha lanciato e continua a lanciare le sue guerre contro chi non si piega ai suoi voleri e ai suoi “valori” (“diritti umani”, ma solo per i suoi cittadini e i suoi maggiordomi; democrazia, per chi si piega ai loro diktat; dominio del dollaro; presenza di infrastrutture, armamento e militari americani in altri Paesi sotto il diretto controllo politico-economico di Washington; ecc.).

CMC: i devastatori di guerra protetti dalla sinistra

di Marco Cedolin
Il Corrosivo

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Costruiscono le basi di guerra americane, come Sigonella in Sicilia e il Dal Molin a Vicenza, devastano i territori prosciugando le falde acquifere ed inquinando i terreni, come avvenuto durante lo scavo delle gallerie del TAV nel Mugello  e come avverrà a Chiomonte in Val di Susa, dove la CMC ha l'appalto per il cantiere fortino e lo scavo del primo tunnel. Sono fra i cementificatori che a Milano trasformeranno centinaia di milioni di euro estorti ai contribuenti italiani in torri di calcestruzzo e amenità assortite in occasione dell'Expo 2015, stanno devastando le Marche e l'Umbria nell'ambito del progetto Quadrilatero, avevano l'appalto per il Ponte sullo Stretto di Messina voluto da Berlusconi, hanno collaborato alla devastazione delle montagne torinesi in occasione delle Olimpiadi di Torino 2006, hanno partecipato a quella truffa ai danni dei contribuenti italiani che è stata ed è la Salerno - Reggio Calabria. Non solo in Italia ma in tutto il mondo, costruiscono inceneritoti, mega dighe dagli impatti ambientali devastanti, asfaltano, cementificano, deforestano, inquinano e costruiscono profitti miliardari sulla pelle delle popolazioni costrette a subire le conseguenze del loro "lavoro".....

Sono una cooperativa rossa, perché questa formula societaria permette loro di evadere legalmente la maggior parte delle tasse, ma in realtà si tratta di una delle maggiori multinazionali mondiali che operano nel campo delle costruzioni, "coccolata" dal Dipartimento della Difesa americano e da un'infinità di governi che apprezzano la sua spregiudicatezza ed i "prezzi al ribasso" che grazie al fatto di essere una cooperativa riesce a spuntare nel corso delle gare di appalto. E protetta da quasi tutto l'universo della sinistra italiana che dal PD a quel che resta di Rifondazione Comunista ne difende pedissequamente l'operato, anche qualora sia in netto contrasto con il pacifismo e l'ambientalismo attraverso i quali ha costruito decine di anni di campagne elettorali.

MiG-31 in difesa della regione artica russa!

Bollettino Aurora

Zebra Station Polaire RIA Novosti, Mosca, 25 settembre 2012

mig31

Questo potrebbe essere il titolo di una nuova avventura di Buck Danny, ma sarà una realtà strategica, proprio per gli Stati Uniti, tra un paio di settimane: la Russia schiererà dei MiG-31 per colmare il vuoto nello strategico fronte artico, in attesa dell’entrata in servizio dei nuovi radar di allarme antimissile Voronezh-M e Voronezh-DM. L’annuncio arriva al termine di un’importante esercitazione combinata tra la marina e la difesa costiera russe.

La Russia schiererà entro il 2013, un gruppo di caccia-intercettori a grande raggio MiG-31 nell’arcipelago della Novaja Zemlja, nel Mar Glaciale Artico della Russia, per proteggere il territorio contro un possibile attacco da Nord, informa il quotidiano Izvestia facendo riferimento al Ministero della Difesa. “Si prevede che questo gruppo sia una componente della difesa aerea e  missilistica russa in via di realizzazione. Il MiG-31 è in grado di intercettare non solo aerei nemici, ma anche missili da crociera a testata nucleare nello spazio tra il Mar di Barents e il Mar di Laptev“, riferiva una fonte del Ministero della Difesa russo. Il su citato giornale ha, inoltre, spiegato che nel nord della Russia la rete radar non è abbastanza densa. Lo schieramento nel settore dei MiG-31, in grado di individuare un bersaglio a una distanza di 200 km, è quindi di grande attualità. Il gruppo aereo in questione sarà schierato sulla base aerea di Rogachevo, in Novaja Zemlja.

28 buone domande che i media mainstream dovrebbero farsi

The Economic Collapse

28-Good-QuestionsPerché oggi c'è così poca fiducia nei media mainstream? La stima per la CNN si è ridotta ai minimi storici nel corso degli ultimi mesi. Un recente sondaggio Gallup ha rivelato che il 60 per cento degli americani “ha poca o nessuna fiducia" nei media mainstream. Si tratta di un livello record secondo la Gallup.

Allora, perché sta succedendo questo? Purtroppo, la verità è che i media mainstream hanno smesso di dire la verità molto tempo fa. I media mainstream hanno un'agenda, e gli americani  cominciano a capirlo. C'era un tempo in cui il controllo delle notizie negli Stati Uniti era almeno in parte decentrato. Ma ora ci sono solo sei gigantesche corporazioni dei media che controllano quasi tutto ciò che vediamo, sentiamo e guardiamo.

La versione delle "notizie" che ci danno è progettata per servire gli interessi di quei giganti aziendali e di altri giganti aziendali che spendono miliardi di dollari per pubblicizzare i loro prodotti attraverso i media. Guardare le notizie in televisione può essere un'esperienza estremamente frustrante in questi giorni. Sì, contengono piccoli pezzi e bocconi di verità, ma bisogna guardare un sacco di "infotainment" per arrivare a quei pezzi e bocconi. Questo è uno dei motivi per cui i "media alternativi" sono totalmente esplosi negli ultimi anni. Il popolo americano ha fame di verità, e si rivolge sempre più spesso a fonti alternative di notizie su Internet, nel tentativo di trovarla.

Viviamo in un'epoca in cui il mondo sta cambiando più rapidamente che mai. Quasi tutto ciò che può essere stravolto è stato stravolto, e chiunque abbia un briciolo di cervello si rende conto che stiamo per affrontare sfide che le generazioni precedenti non avrebbero nemmeno potuto immaginare.

Non vi è certamente carenza di notizie, ma invece di concentrarsi sulle questioni terribilmente importanti che abbiamo di fronte, i media mainstream ci forniscono un flusso infinito di fuffa, scandali e celebrità.

Basta controllare alcuni dei titoli che ho trovato sulle prime pagine di oggi  dei principali siti web di notizie ....

venerdì 12 ottobre 2012

Nobel per la pace all’Unione Europea

Voci dalla strada

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Il premio Nobel per la pace 2012 è stato attribuito all’Unione Europea: “per oltre 60 anni ha contribuito all’avanzamento della pace, della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa“, è stato spiegato nelle motivazioni del premio. Fra le primissime reazioni quella del presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, che si è detto “onorato e toccato” dal riconoscimento.

Il comitato norvegese ha scelto di attribuire il premio alla Ue per gli sforzi compiuti a favore dell’unità del continente, a favore della ricostruzione dopo la Seconda guerra mondiale e per il suo ruolo nel favorire la stabilità degli ex paesi comunisti dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989.

Di Italo Romano
Oltre La Coltre

Dopo aver assegnato al guerrafondaio Barak Obama il premio 2009, quest’anno si va oltre i confini della realtà. Diciamo le cose come stanno, l’Unione europea, schiacciata dalla crisi economica e dal “rigore” delle misure di austerità imposte dalla finanza internazionale, è fautore di tutto fuorché della serena e civile convivenza tra i popoli.

Aleggiano venti di guerre civili e rivolte, ma non importa, perché grazie al totalitarismo per gradi targato UE, sta per sorgere il mega stato centralizzato tanto agognato e desiderato dai poteri forti che dirigono le sorti del mondo. Esso è il primo tassello di un progetto mondiale.

giovedì 11 ottobre 2012

Fondo monetario internazionale, la longa manus degli Usa

FMI

Anche con un direttore francese, l’organismo usuraio di Washington conferma il suo ruolo di difensore dello status quo

di Filippo Ghira
Rinascita

Il Fondo monetario internazionale, pur essendo diretto da una tecnocrate francese, come l’ex ministro delle Finanze, Christine Lagarde, continua ad evidenziarsi come una estensione della finanza statunitense.

Applicando alla perfezione l’apologo della trave e della pagliuzza, il Fmi ha messo sotto accusa il debito dei Paesi dell’euro intimando agli interessati di ridurlo, attraverso lo smantellamento dello Stato sociale. Ma poi, come sempre, ignorando l’enorme debito pubblico (oltre il 100% del Prodotto interno lordo) degli Stati Uniti. Non a caso, il primo contribuente del Fmi.

Il rapporto annuale del Fmi, reso noto in occasione della riunione in comune a Tokyo con il direttivo della Banca Mondiale, continua ad insistere in questa linea anti-europea sostenendo che i Paesi dell’Unione debbano fare di più perché l’Eurozona rappresenta la principale preoccupazione dei mercati.

Insomma nonostante quelli che il Fmi definisce “i notevoli sforzi compiuti”, ossia il taglio della spesa pubblica e lo smantellamento dello Stato sociale, i rischi per la stabilità finanziaria sono aumentati e la fiducia del sistema è molto precaria.

Una visione delle cose davvero incredibile quella del Fmi se soltanto si pensa che la vera e continua destabilizzazione dei mercati finanziari viene dall’enorme debito pubblico Usa che democratici e repubblicani in agosto si sono accordati per portare “legalmente” sopra il 100% del Pil; viene da un debito che sale al 130% considerando pure quello delle amministrazioni dei singoli Stati della Federazione; viene dall’altrettanto enorme disavanzo commerciale degli Usa, pari a 600 miliardi di dollari; e viene infatti dalla continua emissione di dollari con la quale Washington inonda il mondo, in parte per pagare le proprie importazioni, in parte perché non gli costa nulla.

E' frode accettare ciò che non possiamo pagare

da Teste Libere

Dalla Merkel in Grecia, alle misure in Italia (con l'aumento dell'IVA)...chi è che decide? chi è che ci costringe a misure sempre più opprimenti? Chi decide delle nostre tasse?

Fonte: Teste Libere 10 ottobre 2012

mercoledì 10 ottobre 2012

Václav Klaus: “La distruzione della democrazia in Europa potrebbe essere nella sua fase finale”

Pubblicato su ARS da AlbaKan                        

klausfarage

“I politici ‘con due facce‘ hanno aperto la porta ad un superstato dell’UE rinunciando alla democrazia”, ha detto il veterano statista ceco Václav Klaus, a Bruno Waterfield.

La nuova spinta verso una federazione dell’Unione europea, completa di un proprio capo di Stato e dell’esercito, è la “fase finale” della distruzione della democrazia e dello Stato-nazione, ha messo in guardia il presidente della Repubblica Ceca.

In un’intervista con il Sunday Telegraph, Václav Klaus avverte che i politici “con due facce”, compresi i Conservatori, hanno aperto la porta ad un superstato UE cedendo democrazia, in quella che è una fugadalla credibilità e dalla responsabilità verso i loro elettori.

“Dobbiamo pensare a come ripristinare la nostra indipendenza e la nostra sovranità. Questo è impossibile all’interno di una federazione. L’UE dovrebbe muoversi in una direzione opposta”, ha detto.

La settimana scorsa, la Germania, la Francia e altri nove dei più grandi paesi d’Europa hanno chiesto di mettere fine ai veti delle nazioni in materia di politica di difesa mentre Guido Westerwelle, ministro degli Esteri tedesco, ha sollecitato la creazione di un presidente europeo  eletto direttamente “che nomina personalmente i membri del suo governo europeo”.

Il signor Westerwelle, facendo riferimento all’opposizione britannica, ha chiesto che gli Stati nazionali siano privati del diritto di veto in materia di difesa per “impedire che un singolo Stato membro possa essere in grado di ostacolare le iniziative”, che “potrebbero eventualmente coinvolgere un esercito europeo”.

lunedì 8 ottobre 2012

Elezioni in Venezuela: perché Chávez ha vinto

di Antonio Moscato (sito)
AgoraVox

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Contro tutte le previsioni interessate della maggior parte della stampa europea, anche di centrosinistra, Hugo Chávez ha vinto ancora una volta, e con un margine tale da impedire contestazioni: 54,42% Chávez, 44,97% per Capriles. Non il 70% che nell’esaltazione della campagna era stato chiesto dal presidente, ma sempre un risultato ottimo. Gli elettori dell’area NI-Ni (“Né-Né”), cioè i delusi dal bolivarismo che non volevano però votare per la destra, e che costituirebbero il “Terzo Venezuela”, non sono risultati così numerosi, e in ogni caso hanno eroso solo marginalmente il consenso al presidente.

Un dato sottovalutato dai commentatori ostili (e sorpresi) è l’alta affluenza alle urne, che ha imposto in molti seggi il prolungamento del voto per oltre un’ora, fino all’esaurimento delle code. I votanti hanno superato l’80% degli aventi diritto, segno inequivocabile di una passione politica che in Europa (per non parlare degli Stati Uniti) non esiste più da molti anni.

La ossessiva speculazione dell’opposizione sulle condizioni di salute del presidente, e quindi sul rischio che a breve scadenza gli possa subentrare qualcuno degli esponenti meno amati dell’apparato che lo circonda, non ha funzionato. Altra cosa sarà verificare se nelle elezioni dei governatori che si terranno il 16 dicembre il PSUV manterrà la stessa maggioranza, o se continuerà la dinamica che ha già portato l’opposizione al governo di alcuni degli Stati più popolosi in cui i candidati “bolivariani” erano considerati inefficienti, o corrotti, e in ogni caso non erano stati scelti dalla base.

Aggredire la Democrazia: Chavez, gli Stati Uniti e la destabilizzazione del Venezuela

Bollettino Aurora

Eric Draitser, StopImperialism.com, 5 ottobre 2012

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Il Venezuela va alle urne questa domenica, in un’elezione che molti vedono quale referendum sul presidente Chavez e le sue politiche. Anche se vi è sicuramente una tale dimensione, il significato delle elezioni va ben al di là delle opinioni politiche e dei litigi partigiani, andando al cuore dello Stato venezuelano. Questo perché le elezioni saranno utilizzate come copertura per un tentativo di rovesciare, con la forza bruta se necessario, il governo democraticamente eletto, mettendo al suo posto un governo più sensibile agli interessi degli Stati Uniti. Ciò dovrebbe suonare familiare. È esattamente la stessa tattica provata nel 2002, con un colpo di stato istigato dagli USA che, anche se per breve tempo, depose Chavez, ma che in ultima analisi non riuscì. Ora, dieci anni dopo, la classe dominante imperialista degli Stati Uniti è pronta a cimentarsi ancora una volta in un cambiamento di regime in Venezuela.

La destabilizzazione strategica

Le elezioni di domenica rappresentano l’occasione ideale per l’intelligence USA di avviare una sorta di colpo di stato o rivoluzione “colorata” in Venezuela. Tuttavia, al fine di raggiungere questo obiettivo insidioso, vi sono strategie e tattiche molto specifiche, e rischi che devono essere compresi. Nel suo articolo, pubblicato dal Council on Foreign Relations, l’ex ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela Patrick Duddy presenta una serie di scenari dove l’elezione diventa il fulcro di una campagna di destabilizzazione. Forse il più importante di questi scenari, che sarebbe in linea con la tradizione delle “rivoluzioni colorate” in tutto il mondo, è l’esplosione di violenze nelle prime ore dalla proclamazione del vincitore.

sabato 6 ottobre 2012

La magistratura sequestra il Muos

di  Redazione Contropiano

muos

Primo importante risultato della campagna No Muos. La magistratura ha disposto il sequestro della struttura.

La stazione che ospita il sistema satellitare di telecomunicazioni ad altissima frequenza (UHF) delle forza armate Usa, costruita in una riserva naturale a Niscemi (Caltanissetta), è stata sequestrata dalla magistratura per violazione delle leggi sull'ambiente. Oggetto del sequestro sono stati l'area e gli impianti del sistema di comunicazioni 'Mobile usaer objective sistem' (Mous) della stazione 'Naval radio transmitter facility' (Nrtf) di contrada Ulmo.

Il provvedimento è stato emesso dal Gip su richiesta della Procura di Caltagirone, a conclusione di indagini avviate nel luglio del 2011. La stazione radio si trova nella riserva naturale 'Sughereta di Niscemi', area a inedificabilità assoluta, in un sito di interesse comunitario.

L'esecuzione del sequestro preventivo è stata affidata a carabinieri ed agenti della polizia municipale presso la Procura di Caltagirone, con l'ausilio dei carabinieri della compagnia di Sigonella e degli avieri del 41/o Stormo.

venerdì 5 ottobre 2012

Siria: elmetti pronti. All’autodistruzione

terzi
Un ministro per conto Terzi che fa talmente bene il suo lavoro da mettersi a disposizione anche prima che gli venga chiesto

di Alessia Lai
Rinascita

Gli è corso un brivido lungo la schiena.

Non era paura, era la prospettiva di poter mettere presto l’elmetto. Pare di vederli, i politicanti, i think tank, gli opinionisti, i giornalisti embedded. Quelli con l’elmo virtuale, pronti a blaterare sulla necessità di porre un freno al dittatore Assad, rinvigorendo la retorica sulle vittime civili, sul popolo represso, sulle  malefatte del regime. Gli altri con quello vero, corredato da giubbetto antiproiettile, pronti a partire al seguito dei “liberatori”. Non potrebbero vivere gli uni senza gli altri, frutto marcio della dittatura – stavolta vera – globale.

Incontinenza di parole e scritti, con un ministro per conto Terzi che fa talmente bene il suo lavoro da mettersi a disposizione anche prima che gli venga chiesto. E con parolai – video, audio, su carta – che hanno un’idea molto personale, ma ampiamente vantaggiosa, della matematica. Nel loro pallottoliere i cinque soldati morti nello strano bombardamento siriano sulla Turchia diventano una strage. Niente in contrario, cinque morti possono essere una strage. Lascia perplessi, però, che i 21 soldati siriani uccisi ieri mattina a Damasco in un attentato e i quasi quaranta civili uccisi il giorno prima dalle bombe jiadiste ad Aleppo, non solo non rientrino nella stessa categoria, ma proprio spariscano dal pallottoliere. Questione di passaporto.

È disarmante, e profondamente triste, che queste persone non sentano la responsabilità del loro volere a tutti costi una guerra, dell’essere in prima fila nel “Dagli al dittatore”. Non è esagerato vederli come la materializzazione degli ultimi colpi di coda di un Occidente avvelenato da se stesso. Sono gli stessi che guidano i nostri Paesi verso crisi insanabili, cancellando diritti e togliendo futuro, e gli stessi che di questo parlano e scrivono come di “misure necessarie”. I cantori del “nostro” scintillante, moderno, democratico  Occidente, del quale – non a caso – la Turchia anela a far parte. Ormai un mostro, che riconosce il proprio nemico in un Paese che racchiude in se la nascita e la storia della nostra stessa civiltà. Si chiama autodistruzione, se ne rendessero conto.

Fonte: Rinascita 4 Ottobre 2012

La Turchia tenta di provocare una guerra contro la Siria

Bollettino Aurora

La Turchia spara sulla Siria dopo che degli sconosciuti hanno attaccato una città di confine turca
Tony Cartalucci, Land Destroyer, 3 ottobre 2012

Dopo aver ospitato terroristi stranieri e sostenuto le loro operazioni lungo tutto il confine siriano-turco per oltre un anno, la Turchia, membro della NATO, ha sostenuto di aver risposto militarmente contro “obiettivi” in Siria, per un presunto attacco al territorio turco che essa attribuisce al governo siriano. Nonostante le organizzazioni terroristiche pesantemente armate che operano in gran numero su entrambi i lati del confine turco, con l’esplicita approvazione e il supporto logistico della Turchia, il governo di Ankara sembra aver escluso la possibilità che queste forze terroristiche, non l’esercito siriano, siano responsabili dell’attacco con dei colpi di mortaio, che i militanti armati sono noti usare ampiamente.

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Immagine: i terroristi che operano in Siria posano accanto a un grande mortaio. I mortai di ogni calibro sono i favoriti dai terroristi, che operano in Siria per attuare, per conto della NATO, un cambiamento violento del regime. I mortai che hanno sparato in territorio turco probabilmente potrebbero provenire dalla Turchia, che finanzia, arma e accoglie i terroristi per conto delle a lungo pianificate macchinazioni della NATO. A differenza del governo siriano, i terroristi, la Turchia, e di conseguenza la NATO, hanno una motivazione reale per lanciare l’attacco iniziale che giustificherebbe la Turchia nel reagire e prevedibilmente nel chiedere alla NATO di intervenire.

La futura classe dirigente? "Allineata e coperta"

di  Dante Barontin
Contropiano

dirigenti allineati

La trappola della "legalità" e l'uso reazionario degli scandali. Il governo delinea per legge le caratteristiche della "classe dirigente" nei prossimi anni.

Il problema della selezione della classe dirigente è antico quanto l'organizzazione umana. Ma il modo più stupido e reazionario di risolverlo è quello che vieta la candidabilità a chi sia stato condannato “in via definitiva”. Sappiamo di dire una cosa impopolare, in tempi di forconi levati contro i Batman di turno, ma è bene ragionare sempre per non ritrovarsi infilzati dalle idiozie di moda che ci sono sembrate per un momento accattivanti. Perché nella società della comunicazione le mode cambiano, e anche spesso, ma le conseguenze restano. Ed anche a lungo.

Venti anni di populismo virato sul tema della “legalità” hanno partorito prima 20 anni di Berlusconi (e nessuno si rassegna a cogliere questo esito solo apparentemente paradossale), poi un anno di “montismo” che aspira a dominare per anche più di un ventennio.

Che cosa è infatti la “legalità”? Sono le leggi esistenti, in vigore in questo momento in un territorio delimitato da confini certi, e fatte rispettare da una serie di istituzioni ed apparati (magistratura e polizie di vario tipo). Anche un asino dovrebbe dunque sapere che una cosa è la legge e tutt'altra la giustizia. Dipende dal periodo storico, dalla classe sociale e dalla cultura dominanti, dall'evoluzione della società. Quarant'anni fa il divorzio era illegale, ed anche l'aborto. Settant'anni fa il razzismo antiebraico era legale, così come i campi di concentramento e sterminio. Pochi anni fa il falso in bilancio era reato, poi non lo è stato più; e nonostante al governo siano arrivati i “moralizzatori” continua a non esserlo. La legalità delle dittature e quella delle democrazie dovrebbero essere molto diverse, ma hanno anche molti punti in comune. Battersi per una democratizzazione sotto un regime dittatoriale è illegale, ma tutti – in questa parte del mondo e in questo periodo storico – lo consideriamo un diritto e persino un dovere. Pericoloso ma giusto, ancorché illegale in quel paese e in quel tempo.

lunedì 1 ottobre 2012

14 segni che l'economia mondiale si sta indebolendo

The Economic Collapse

protests Gli Stati Uniti non sono gli unici ad avere enormi problemi economici in questo momento. La verità è che quasi ovunque si guardi nel mondo le cose stanno peggiorando. La Cina sta vivendo un notevole rallentamento economico, e il Giappone ha fatto ricorso di nuovo alla stampa di denaro nel tentativo di mantenere l'economia giapponese in movimento. La disoccupazione in Europa continua a peggiorare, e gli scontri di questa settimana in Spagna e in Grecia sono stati assolutamente spaventosi, in alcuni momenti. Negli Stati Uniti ci sono tutta una serie di segnali che una nuova recessione si sta avvicinando, e il numero di amministratori delegati americani che dicono che hanno intenzione di eliminare posti di lavoro nei prossimi mesi è in rapido aumento. L'economia mondiale oggi è più interconnessa che mai, e questo significa che siamo tutti sulla stessa barca. Basta ricordare quello che è successo nel 2008 e nel 2009. La sofferenza economica  iniziata a Wall Street è stata avvertita in ogni angolo del pianeta. Dunque, chiunque crede che gli Stati Uniti (o, se è per questo, qualsiasi altra nazione importante) eviterà la prossima ondata della crisi economica non è assolutamente realista. Perché pensate che le banche centrali di tutto il mondo sono in "modalità panico" in questo momento? Stanno sparando tutte le loro munizioni e stampando denaro come se non ci fosse un domani, nel tentativo di tenere insieme il sistema. Purtroppo, non funzionerà.

Se i poteri forti avessero un "easy button", per sistemare tutto rapidamente, l'avrebbero già premuto. Ma nonostante tutti i loro sforzi le cose diventano sempre più chiare. Se si vuole avere un'idea di dove stiamo andando, basta guardare a ciò che sta già accadendo in Europa. La disoccupazione ha superato il 24 per cento in Grecia e ha superato il 25 per cento in Spagna.

Queste due nazioni saranno sulla "cresta dell'onda" della prossima ondata di problemi economici. La disoccupazione è in aumento quasi ovunque anche in Europa, e le cose stanno andando davvero male in Asia e in Nord America.

Quindi, allacciate le cinture di sicurezza - perché state per fare un percorso accidentato.

Perché l’uscita è un’opzione per la Germania

Investire Oggi

Basandosi su uno studio del prof. De Grauwe, Martin Wolf sul Financial Times considera l'uscita dall'euro della Germania come un'opzione possibile, e ne spiega le ragioni

germania euroMartin Wolf sul Financial Times si domanda se alla fine la Germania  si deciderà a lasciare l’euro

USCITA GERMANIA EURO - Da un lato, la decisione di Angela Merkel di sostenere il piano di Mario Draghi di acquisto di obbligazioni dei governi in difficoltà, ha reso evidente a tutti i conservatori euroscettici tedeschi che la BCE non è e non sarà mai una reincarnazione della Bundesbank, e che l’eurozona assomiglia sempre di più a un matrimonio infelice. In questi casi, è inevitabile pensare a una separazione.

D’altro lato, questa separazione viene generalmente considerata un’opzione impossibile, perché l’accumulo di crediti esteri netti da parte della Bundesbank all’interno del Sistema delle banche centrali comporterebbe grandi perdite per la Germania in caso di una rottura dell’eurozona. Ma in realtà non è così, sostiene Martin Wolf, basandosi su un paper di recente pubblicazione di Paul de Grauwe, l’economista belga che ora insegna presso la London School of Economics.